giovedì 29 agosto 2024
Il terrorista, che deve scontare una condanna di 27 anni, sarà estradato dall'Argentina. L'«apprezzamento» della premier Meloni
L'arresto di Bertulazzi

L'arresto di Bertulazzi - Ansa

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Alla fine sarà estradato in Italia, Leonardo Bertulazzi, arrestato oggi in Argentina dopo la revoca dello status di rifugiato che aveva ottenuto nel 2004 proprio dall'Argentina e grazie alla reiterazione della richiesta di estradizione.

Leonardo Bertulazzi, nome di battaglia “Stefano”, membro della colonna genovese delle Brigate Rosse, deve espiare la pena di 27 anni di reclusione per il sequestro dell'ingegnere navale Piero Costa avvenuto a Genova il 12 gennaio del 1977, un sequestro pensato dalla colonna genovese per ottenere denaro e finanziare le azioni sovversive in divenire, come l'acquisto dell'appartamento di via Montalcini dove poi venne tenuto prigioniero Aldo Moro per il periodo del suo sequestro.

Il 12 Gennaio 1977 alle 19:30 Pietro Costa, 42 anni, sposato e oadre di due figli, membro di una tra le più ricche famiglie di armatori genovesi viene sequestrato vicino alla sua casa di Castelletto: due uomini armati lo afferrano e lo spingono nell'abitacolo di una Fiat 132 che riparte a tutta velocità. Nel frattempo, due complici avevano sbarrato la strada parcheggiando una Fiat 125 di traverso sulla carreggiata.

I rapitori appartengono tutti alla colonna genovese delle Brigate rosse e la prima richiesta di riscatto è di 10 miliardi di lire per poi scendere a cinque. La trattativa con la famiglia Costa porterà al ridimensionamento della richiesta a un miliardo e cinquecento milioni di lire.

Il pagamento è stato portato a termine a Roma, nel parco di Villa Sciarra, il 26 marzo. Costa, che per tutto il periodo del sequestro venne tenuto segregato da Riccardo Dura, verrà rilasciato all'alba del 4 aprile, legato mani e piedi in salita San Bersezio.

La Polizia argentina ha eseguito la misura restrittiva alla presenza dell'Intelligence italiana e di dirigenti e operatori delle forze di polizia in servizio presso la Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, la Digos di Genova e il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, presenti a Buenos Aires già da alcune settimane.

«Profondo apprezzamento alle Autorità argentine», è stato espresso dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: «L'arresto del latitante membro delle Brigate Rosse - si legge nel comunicato di Palazzo Chigi - è stato reso possibile da un'intensa e proficua collaborazione tra le Autorità giudiziarie italiane, argentine e Interpol».


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