Ansa
Tutto è pronto da tempo: ci sono i testi base e i primi finanziamenti stanziati con la Legge di Bilancio. Superate nei mesi scorsi anche alcune divergenze di merito. Per dare il via a un nuovo sistema di assistenza agli anziani non autosufficienti, però, manca l’approvazione della Legge delega in Consiglio dei ministri. Per questo il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza ha inviato ieri una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministri della Salute, Roberto Speranza, e della Previdenza sociale, Andrea Orlando, per sollecitare l’approvazione della norma da parte del governo.
Per agganciare i fondi previsti dal Pnrr e avviare la costruzione del nuovo modello, infatti, il tempo stringe, sottolineano nella missiva le 48 associazioni della società civile e del settore sanitario riunite nel Patto. L’obiettivo è dar vita al Sistema Nazionale Assistenza Anziani (Sna), che riunisca, in un unico sistema integrato, tutte le misure pubbliche sociali e sanitarie per l’assistenza agli anziani non autosufficienti e stabilisca nuovi e adeguati livelli essenziali di prestazioni sanitarie (Lea) e sociali (Leps). L’intento è anzitutto quello di dar vita a «servizi riconoscibili e facili da raggiungere», attraverso la creazione di «Punti Unici di Accesso, presso la Casa della Comunità, in grado di offrire alle famiglie informazioni e supporto nelle pratiche amministrative». Unica dovrebbe essere poi anche la valutazione delle condizioni degli anziani, evitando le troppe dispersioni di oggi.
Il piano di riforma punta decisamente sulla permanenza a casa degli anziani non autosufficienti migliorando i servizi di domiciliarità «con un mix di prestazioni medico-infermieristico-riabilitative e di aiuto nelle attività della vita quotidiana». Qui sta uno dei tratti fondamentali della riforma proposta, «costruita pensando alle famiglie». Si prevede infatti «il sostegno ai familiari che si prendono cura degli anziani» anzitutto con «un appropriato pacchetto di prestazioni a domicilio» e addirittura con «supporto psicologico, forme di conciliazione tra impegni di cura e di lavoro e tutele previdenziali». Senza trascurare neppure le badanti, di cui si vuole valorizzare l’apporto professionale e favorire l’attività regolare grazie a incentivi economici per le famiglie.
Ciò non significa ignorare che non tutti gli anziani possono essere seguiti a casa: per migliorare la residenzialità (cioè le Rsa) si cerca di «garantire anzitutto la dotazione di personale necessaria, migliorare la qualità degli ambienti e integrare il più possibile le residenze con le comunità locali». Infine, il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza propone anche una riforma dell’indennità di accompagnamento, da «tramutare in una prestazione universale per la non autosufficienza», graduata però in base al bisogno di assistenza. Le carte sono pronte sul tavolo del governo, ma vanno approvate.