Tutti contro il gioco d’azzardo perché ritenuto una piaga sociale. Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato ieri all’unanimità (37 voti favorevoli su altrettanti presenti) – una rarità –, la legge di contrasto alle slot machine. La Regione Veneto avrebbe voluto fare altrettanto, ma è ancora alle prese con proposte contrastanti tra le forze politiche. In Friuli Venezia Giulia, nonostante l’area sia a ridosso dei casinò sloveni e austriaci, si sprecano 1,2 miliardi solo in questo gioco, 990 euro pro capite. La normativa prevede benefit fiscali per gli operatori che escludono le macchinette dai bar. E siccome la Regione non vuole sorprese da eventuali ricorsi, prevede autorizzazioni quinquennali. Il limite territoriale per l’installazione è di 300 metri dai luoghi sensibili (quelli di culto, scuole, centri di aggregazione per ragazzi), con la possibilità per i Comuni di alzare questo 'confine', almeno a 500 metri. Severe le ammende per chi sgarra. Viene istituito un osservatorio mentre alcune misure intraprese sono di carattere sanitario. «La nostra legge fa trasparenza in questo settore – spiega Silvana Cremaschi, Pd, prima relatrice di maggioranza –. Il Governo, infatti, è coinvolto in modo contraddittorio tra la tutela degli interessi degli esercenti e quella dei consumatori, la valutazione relativa agli introiti statali e quella delle spese per la cura delle persone affette da dipendenza, la lotta alla criminalità e l’attuazione delle adeguate forme di protezione nei confronti della popolazione». Negli ultimi anni «c’è stata una sorta di schizofrenia da parte del legislatore nazionale – accusa Roberto Novelli, consigliere regionale Pd – che ha consentito la diffusione irresponsabile di slot, altri dispositivi e altre forme di gioco d’azzardo, trascurando il tessuto sociale a favore degli introiti per lo Stato». La norma friulogiuliana si articola in due filoni: quello della prevenzione e quello di cura e recupero, coinvolgendo il mondo della sanità e del sociale, prevedendo azioni di sensibilizzazione e informazione, attività di formazione e la promozione di un marchio regionale da attribuire agli esercizi pubblici o circoli privati che rifiutano le macchinette.