Una delle facce del disagio giovanile, baby gang in azione a Milano - Fotogramma, foto d'archivio
È allarme salute mentale a Milano e in Lombardia, soprattutto fra i più giovani. «Lo choc della pandemia ci ha reso tutti più vulnerabili e ha amplificato i problemi che c’erano già prima», dice l’assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano Lamberto Bertolé.
«È evidente – spiega ancora l’amministratore milanese – che oggi abbiamo una cittadinanza più insicura e più esposta ai rischi legati al disagio». Per questo propone Bertolé «è necessario confrontarci con le neuropsichiatrie della città e con altre realtà che si occupano del benessere e della salute mentale delle persone per condividere con loro una strategia d’azione. Fatto questo passeremo a un programma strutturato di intervento, che si articolerà all’interno del nuovo Piano di sviluppo del Welfare» che sarà pronto entro maggio.
Secondo i dati della Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia) nel 2020 in Lombardia c’è stato un calo di utenti nei reparti dovuto al lockdown. Nel 2021, invece, il trend non solo si è invertito, ma i numeri sono esplosi con un aumento di richieste ai servizi del 30%. Di solito in regione ci sono 2.500 ricoveri all’anno nei reparti specializzati in salute mentale. E di coloro che arrivano in pronto soccorso, solo 1 su 4 riesce ad essere ricoverato anche perché ci sono liste d’attesa molto lunghe. Considerando che il 90% dei ricoveri sono per urgenze, vuol dire che spesso non riescono a ottenere l’ingresso in ospedale nemmeno i casi più gravi.
Assessore Bertolé come sta Milano?
Lo choc della pandemia ci ha reso tutti più vulnerabili e ha amplificato fatiche e problemi che c’erano già prima. In particolare, voglio sottolineare l’urgenza e l’esigenza di prenderci in carico la situazione degli adolescenti perché credo che fra tutte le persone della nostra città i segnali più gravi arrivano proprio dai giovani. La cosa che mi preoccupa di più è l’aumento dei suicidi nella fascia 15-29 anni. Il suicidio è diventata la terza causa di morte per questa fascia d’età e ovviamente è un dato che ci inquieta, ci preoccupa, se ne parla poco anche perché è difficile da affrontare, ma deve farci fare un passo in avanti molto rapido e deciso.
La violenza, come le continue risse, sembra aver riportato all’attenzione di tutti il disagio giovanile
Il disagio dei giovani si manifesta in tanti modi. Ci sono ragazzi e ragazze che tengono dentro la loro fatica e quindi ci sono i fenomeni di isolamento sociale o di disturbi legati all’alimentazione. Poi ci sono quei giovani che invece manifestano il loro disagio, come appunto nei casi di violenza. C’è anche il fenomeno della valorizzazione del gruppo che può diventare un gregge o un branco a seconda della situazione. Il gruppo può far emergere atteggiamenti trasgressivi, aggressivi o autolesionistici, in alcuni casi, che sono tutti il rilevatore di un disagio profondo.
Molte volte quando si parla di salute mentale c’è un pregiudizio: un mix tra una sottovalutazione del fenomeno tra chi ascolta e un senso di vergogna da parte chi comunica un disagio
Quando dico che la pandemia ha amplificato tutto intendo anche a questo. Noi partiamo da una società che per tante ragioni ha considerato la salute mentale un tema di serie B. Per il senso comune la salute è la salute fisica. Io critico molto questo approccio. In pratica, viene garantita la tutela della salute fisica mentre per quella mentale non viene riconosciuta la stessa cosa. Questo è il problema di fondo. È proprio l’atteggiamento che è sbagliato. Durante la pandemia questa visione si è mostrata con tutta la sua miopia nel capire i disagi.
A livello nazionale è stato annullato il bonus economico per chi aveva necessità di usufruire di servizi specifici, cosa ne pensa?
Bisogna integrare le risposte che riguardano la salute fisica e quella mentale, per questo la bocciatura del bonus è particolarmente grave. Già di per se è inadeguato un bonus per un tema che dovrebbe essere affrontato con interventi strutturali. Ma se un bonus serve a mettere una pezza a un problema strutturale, bocciarlo è doppiamente grave. Teniamo conto che molte persone non intraprendono percorsi di psicoterapia per ragioni economiche. Se al problema da parte delle persone nel dichiarare il proprio disagio si aggiunge quindi anche l’ostacolo economico la frittata è fatta. Quando i problemi vengono trascurati poi si cronicizzano.
Percorsi per riacquistare l’autonomia sociale
Il Comune tramite Fondo sociale psichiatria mette a disposizione ogni anno per progetti e percorsi di reinserimento sociale 2,1 milioni di euro. A questi denari si aggiungono 540mila euro per la residenzialità leggera: appartamenti che ospitano persone con disagio mentale con l’obiettivo di avviarle all’autonomia grazie al supporto di operatori sociali ed educatori. In totale i posti a disposizione sono 127. Poi ci sono anche 644mila euro per la prevenzione, la sensibilizzazione il supporto all’abitare. Il totale degli stanziamenti è di 3,2 milioni di euro.
Primo semestre 2021, attivati 250 sussidi ai fragili
Il Comune di Milano nel primo semestre 2021 ha messo a disposizione circa 420mila euro per dare sussidi economici a oltre 250 persone fragili con problemi di salute mentale (il 33% nella fascia d’età 46-55, il 29% nella fascia d’età 56-65, il 17% nella fascia 36-45, il 12% nella fascia 18-35). Nei percorsi di recupero dell’autonomia sociale. Sono stati avviati e finanziati inoltre, nello stesso periodo di tempo, anche una cinquantina di tirocini per l’avviamento lavorativo delle persone con disagio mentale investendo 82mila euro. Il tutto sempre all’interno dei progetti sociali attivati da Palazzo Marino.