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Al via le vaccinazioni nei luoghi di lavoro. Un canale parallelo alla rete ordinaria e non già una procedura alternativa, quello aziendale, che servirà a rafforzare la capillarità necessaria all'obiettivo di un mondo del lavoro "covid free". L'accordo sottoscritto tra parti sociali e i ministri del Lavoro, Andrea Orlando, e della Salute, Roberto Speranza, prevede che i vaccini siano somministrati, a tutti i lavoratori indipendentemente dalle tipologie contrattuali, con il supporto dei medici aziendali e della rete Inail.
L'accordo al quale governo imprese e sindacati hanno lavorato da circa un mese, dopo la disponibilità offerta a gran voce dalle aziende, sarà comunque un'intesa che varrà a livello nazionale su tutto il territorio ma che non si tradurrà in norme vincolanti: presupporrà infatti l'adesione volontaria dei datori di lavoro e dei lavoratori.
Né sarà previsto un requisito minimo di carattere dimensionale per le aziende che potranno dunque candidarsi liberamente, anche se è evidente come i grandi gruppi, sopra i 250 dipendenti, più strutturati, avranno una maggiore capacità di rispettare gli standard minimi di agibilità. L'obiettivo comunque è quello di arrivare a vaccinare tutti i lavoratori, anche quelli delle cosiddette micro-aziende: per questo il governo utilizzerà anche gli ambulatori Inail.
Una "potenza di fuoco" consistente, comunque, quella che arriva dalle imprese che in circa 7.500 si sono messe a disposizione: il 75% nel Nord, il 13% al Centro e il 12% tra il sud e isole mentre sono oltre 10.000 i locali che potrebbero ospitare le strutture mediche. Saranno comunque solo i lavoratori a poter accedere al vaccino; sembra sia prevalsa infatti la linea di escludere i familiari come pensato in un primo momento.
Un'opzione che trova d'accordo molti, da Confapi a Cgil. La vaccinazione del personale avverrà tenendo conto di alcune priorità coerenti con quelli adottati a livello ordinario: età e fragilità.
I costi di medici e infermieri saranno a carico dell'azienda e i vaccini (e relative siringhe) a carico dello Stato. Sollevata la responsabilità penale per eventuali eventi avversi al vaccino. Se la vaccinazione viene eseguita in orario di lavoro, il tempo necessario è equiparato all'orario di lavoro. I centri vaccinali possono essere fatti in azienda e attraverso le realtà di rappresentanza datoriale o della bilateralità.
L'accordo raggiunto ha consentito anche di aggiornare il protocollo sicurezza del 14 marzo 2020 (rivisto il 24 aprile); in particolare è stato indicato che per il rientro al lavoro dopo l'infezione occorre un tampone molecolare o antigenico negativo che potrà essere fatto anche in una struttura sanitaria accreditato o autorizzata dal servizio sanitario.
Confermato il principio secondo cui la mancata attuazione del Protocollo determina la sospensione dell'attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.