
La delegazione del centrosinistra rende omaggio alla tomba di Altiero Spinelli a Ventotene - ANSA
Trappola o meno pensata dalla premier Giorgia Meloni per distogliere l’attenzione dalle divergenze della sua maggioranza sul piano di riarmo europeo, l’attacco al Manifesto di Ventotene non può essere archiviato in breve, e anzi, per quanti si danno appuntamento sull’isola davanti alla tomba di Altiero Spinelli diventa l’occasione per rilanciare uno dei capisaldi della democrazia, ovvero l’alternanza politica. Quel pezzo di centrosinistra riunito sull’isola - sia pure senza leader e senza rappresentanti di Azione e di M5s - coglie l’occasione per rilanciare una battaglia comune, cercando una strategia condivisa a partire da valori che uniscono.
«Difendere la storia per scrivere insieme il futuro dell’Europa unita e libera che i nazionalisti vogliono distruggere», scrive sui social il dem Andrea Casu postando una foto dell’omaggio al patriota confinato dai fascisti. Ed è questo il senso che si vuol dare alla “missione”, mentre per altri impegni, o per non farsi strumentalizzare o anche per marcare le differenze, da Schlein a Renzi, passando per Conte e Calenda, hanno lasciato cadere l’invito.
A Ventotene si parla di «libertà». Se «noi siamo qui è perché non dimentichiamo quello che ha fatto (Spinelli, ndr) per la libertà di tutti noi. Non della sinistra, di tutti», dice Nicola Zingaretti, capodelegazione del Pd al Parlamento Europeo, che ha risposto all’iniziativa voluta dal segretario dem del Lazio Daniele Leodori e dal deputato romano Roberto Morassut. «Gli attacchi di Meloni - continua l’ex governatore laziale - mi sono dispiaciuti perché Spinelli è un patrimonio italiano». Di sicuro è il patrimonio di chi non si riconosce con i nazionalisti. Come anche in passato, Zingaretti non critica Giuseppe Conte, che considera alleato del suo partito. «Chi non è venuto non credo che sia contro, forse aveva altre cose da fare. Io sono contento di esserci, però», aggiunge. Poi, ancora, «se ognuno facesse i propri compiti, raccogliesse il proprio consenso, per poi colpire uniti», allora si potrebbe ragionare di alternativa alla destra.
Il responsabile esteri del Nazareno Peppe Provenzano ricorda che il Pd a Ventotene ci va da sempre. Perché «se oggi abbiamo la libertà di dire anche le stupidaggini che ha detto la presidente del Consiglio in Parlamento è grazie al fatto che hanno vinto quelli che a Ventotene venivano confinati e non i fascisti che li tenevano al confino».
Per Angelo Bonelli (Avs) «Meloni attacca Ventotene perché non sa come dire agli italiani che il suo governo è spaccato». Ma, avverte dall’isola il segretario di +Europa Riccardo Magi «l’Ue è il nostro presente e il nostro futuro. Senza l’Europa l’Italia sarebbe una zatterina dispersa nell’Atlantico». Così anche Luciano Nobili di Italia Viva: «Meloni ha attaccato strumentalmente il Manifesto di Ventotene per cercare di coprire i suoi fallimenti in politica estera e per nascondere le profonde divisioni della sua maggioranza. Ma ha sbagliato i suoi conti: non ha colpito un totem della sinistra, ma ha colpito un pilastro dell’Unione Europea e il cuore di tutti gli europeisti».
Non è d’accordo però il leader di Forza Italia, il vicepremier Antonio Tajani. «È legittimo che l’opposizione manifesti. La mia Europa è quella di De Gasperi, Schuman e Adenauer: sono loro i fondatori dell’Unione Europea. La mia Europa è quella che si basa sui principi di libertà, solidarietà e sussidiarietà. Non c’entra niente una Europa socialista».
A De Gasperi si ispira anche Carlo Calenda. Il leader di Azione diserta l’appuntamento di Ventotene. «La retorica in Italia serve spesso a fuggire dalle responsabilità. Oggi l'atto più europeista che si può compiere è costruire una Nato europea. Per farlo occorre anche spendere più in difesa. Questo è il crinale dell’Europeismo. Rileggere De Gasperi insieme a Spinelli», scrive sui social il leader di Azione.
E, sull’altra sponda del centrosinistra, anche Giuseppe Conte parte dallo stesso ragionamento. «Non basta appellarsi a Ventotene, bisogna combattere sul terreno, concretamente», secondo il presidente di M5s, che non modifica la sua agenda ed è in Campania per una serie di appuntamenti. Secondo Conte le democrazie occidentali sono «malandate», «a un bivio», e devono difendersi da poteri forti che condizionano processi decisionali e vita dei cittadini. «Siamo a un punto di svolta - incalza - , bisogna raccogliere le forze. Non come l’Europa che segue un flusso acquiescente, va invece costruita una contro-narrazione a presidio dei poteri democratici. La sfida maggiore è per le forze progressiste», perché se il potere è in mano alle lobby economiche «c’è ben scarsa possibilità di attuare politiche egualitarie».