"L'azione ordinata stanotte da Trump è una risposta motivata a un crimine di guerra" ha esordito così il premier Paolo Gentiloni in una conferenza stampa a Palazzo Chigi commentando la decisione degli Stati Uniti di intervenire in Siria. "L'azione di questa notte come noto si è sviluppata nella base aerea da cui erano partiti gli attacchi con uso di armi chimiche nei giorni scorsi. Contro un crimine di guerra il cui responsabile è il regime di Assad" ha detto il premier. "Credo che le immagini di sofferenza che abbiamo dovuto vedere nei giorni scorsi in seguito all'uso delle armi chimiche non possiamo pensare di rivederle - ha aggiunto Gentiloni -. Chi fa uso di armi chimiche non può contare su attenuanti e mistificazioni".
L'attacco in Siria agita (e parecchio) anche la politica italiana. Gentiloni già nella notte ha telefonato nella notte all'alto rappresentante dell'Ue per la politica estera, Federica Mogherini, e il Cdm di oggi si aprirà con un'informativa sulla situazione siriana. Il ministro degli Esteri Angelino Alfano afferma che 'l'Italia comprende le ragioni di un'azione militare Usa proporzionata nei tempi e nei modi come "segnale di deterrenza verso i rischi di ulteriori impieghi di armi chimiche da parte di Assad'. Il segretario della Lega Matteo Salvini condanna l'attacco: "Pessima idea e regalo al Daesh". Anche il M5s critica l'azione di Washington e avverte: "L'Italia resti fuori da questo risiko".
Gentiloni da parte sua ha spiegato di essere in continuo contatto con Merkel e Hollande nel tentativo di trovare una soluzione politica al conflitto. "L'Italia è sempre stata convinta che una soluzione duratura per la Siria vada cercata nel negoziato. Era e resta la nostra posizione. Il negoziato deve comprendere tanto le forze di opposizione quanto il regime, sotto l'egida delle nazioni unite con ruolo decisivo e costruttivo della Russia" ha detto parlando a Palazzo Chigi. "Gli Stati Uniti hanno definito la loro azione come puntuale e limitata e non come una tappa di una escalation militare" ha aggiunto auspicando che si arrivi presto alla ripresa dei negoziati in Siria.