Perché il barcone con circa 180 persone a bordo partito da Smirne e diretto verso le coste calabresi non è stato soccorso dai mezzi navali italiani? È la madre di tutte le domande dal giorno del naufragio davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro, ormai una settimana fa. I cittadini di Crotone hanno chiesto al presidente Sergio Mattarella, arrivato in visita giovedì, «verità e giustizia». Al momento, le precisazioni incrociate dell’agenzia europea Frontex, della Guardia costiera e della Guardia di Finanza (qui la ricostruzione del nostro inviato Vincenzo R. Spagnolo) danno il beffardo senso dello scaricabarile. La magistratura crotonese ha aperto un fascicolo sui soccorsi. Ma c'è un altro punto, oltre a quello giudiziario. Il fatto è che di fronte a un’emergenza ormai quotidiana, cioè le traversate rischiose del Mediterraneo, la messa in moto dei soccorsi è diventata via via regolata da procedure sempre più complesse, che intersecano le competenze di diversi ministeri e perfino di enti europei. Sulla legge del mare, semplice e millenaria, cioè salvare chi è in difficoltà in mare, si sono innestati e affastellati cavilli e burocrazie. Il messaggio forte che arriva da quelle 68 bare, dunque, è che è necessario ri-semplificare le regole di soccorso e fare interventi rapidi, con mezzi navali adeguati. L'esecutivo avrà il coraggio di fare questo passo, si chiede ancora Spagnolo nel suo commento? «A meno che, proprio per non intervenire, non ci si voglia nascondere sotto la coperta delle procedure complesse. Una coperta corta, tragicamente corta, che non coprirà mai la vergogna di tenere navi ed equipaggi in porto mentre uomini, donne e bambini affogano in mare».