Slitta avanti, slitta indietro, sta lì dov’è: il giallo sulle date del Festival viene risolto su twitter nella mattinata di ieri: «Dunque Festival Sanremo dal 12 al 16 febbraio. In bocca al lupo a tutti», commentava sul social network Giancarlo Leone, direttore dell’Intrattenimento Rai. Dall’altro lato dell’I-phone il conduttore Fabio Fazio ritwittava: «W la Rai!». E così, per ora, finisce il tormentone dell’eventuale spostamento della kermesse canora causa elezioni. Dato che l’election day sarebbe previsto per il 24-25 febbraio la compagnia di giro di Fazio (dalla Littizzetto come spalla a Saviano in attesa di conferma insieme ad altri "superospiti" più i 14 Big e i Giovani in gara) potrà prendere possesso di ben 5 prime serate di Raiuno a pochi giorni da un passo cruciale per l’Italia. Ma sono davvero solo canzonette? Il tiraemolla sulle date non avrebbe avuto molto senso, se nell’aria della Riviera già non si sentisse più odore di politica che di papaveri e papere. Da una parte, il Pdl qualche settimana fa bacchettava i vertici Rai per il linguaggio pesante usato dalla Littizzetto nel far satira su Berlusconi a Che tempo che fa su Raitre, dall’altra alcuni organi di informazione gridavano alla «censura» politica nel caso il Festival fosse stato spostato dopo le elezioni. Il direttore Leone, oggi, si defila dal dibattito, affidando ancora a twitter un retroscena: «In Rai c’è molto entusiasmo per il mantenimento della data originaria del festival». Fabio Fazio, invece, si palesa pubblicamente per spiegare che nella riunione di ieri mattina con i massimi vertici aziendali «lo stesso direttore generale ha sottolineato che a suo avviso c’era compatibilità tra la programmazione di Sanremo e programmazione prelelettorale. Certo, se si fosse votato il 17 credo proprio che non sarebbe stato possibile andare in onda con Sanremo nelle stesse date. Ma così sì». Il conduttore del Festival ammette di aver tirato un gran sospiro di sollievo: «Il Festival è già un evento molto complicato di suo, con un’alta dose di imprevedibilità. Uno spostamento deciso a due mesi dalla messa in onda avrebbe messo in crisi un po’ tutto, dai contatti già avviati con alcune star internazionali fino al rapporto con la città di Sanremo». Fazio, comunque, lascia intravedere un festival politico. «È evidente – ammette – che risentirà dei giorni che vivremo, perché è una manifestazione calata nella realtà, nel presente. Ma la par condicio, che è perfettamente regolamentata, non vieta di cantare, parlare, ridere o scherzare. Insomma la vita va avanti. E pensare che i festival possano condizionare le elezioni mi sembrava una preoccupazione eccessiva». Una preoccupazione che Fazio ha colto «non da parte della Rai»: piuttosto, spiega, «ho avuto questa sensazione leggendo le dichiarazioni dei politici».
L’ipotesi di un rinvio era legata, però, anche al possibile accavallarsi del Festival alla programmazione pre-elettorale imposta alla Rai dalla legge sulla par condicio. Ora è certo che Sanremo porterà alla Rai show, polemiche e ascolti a palate, con conseguenti lauti ricavi pubblicitari, dato che il festival è l’evento più visto e pagato dell’anno televisivo. Un affarone, insomma, che però rischia di fare concorrenza interna ai dibattiti elettorali delle altre reti Rai. Ma il servizio pubblico, non dovrebbe aiutare i cittadini ad orizzontarsi in una fase così delicata per il Paese?