Dolore, amore, morte. Gli ingredienti dei successi letterari e dei conseguenti adattamenti cinematografici non cambiano, anche se rimescolati con o senza molta fantasia. É il nuovo caso di
Colpa delle stelle (il titolo originale è
The Fault in Our Stars ), il film di Josh Boone, da oltre un mese nelle sale americane, con un box office di 118 milioni di dollari solo nel territorio nazionale. E mentre è boom anche nelle sale di tutto il mondo (il box office raggiunge la cifra di 220 milioni di dollari),
Colpa delle stelle , in anteprima al Giffoni Film Festival 2014, dal 4 settembre sarà nelle sale italiane per la Twentieth Century Fox. Tratto dall’omonimo best seller di John Greene, terzo romanzo straniero più venduto in Italia, il film ha tutte le caratteristiche del melodramma ben architettato. Caratteristiche subito colte dall’industria e dai fan: in India, dove il film è da poco uscito in sala, si parla già di un remake bollywoodiano, mentre ad Amsterdam, dove si svolge una parte centrale della storia, alcuni anonimi fan hanno rubato la panchina resa famosa dal bacio dei due protagonisti. Come ogni film 'commerciale' le critiche dei giornali americani non sono state clementi. Anche se tutti, nessuno escluso, ha apprezzato l’intensa interpretazione della protagonista Shailene Woodley. Mentre il
New York Times non ha dubbi: «
The Fault in Our Stars è un film vero, ma è anche vero che il film, come il libro, è una macchina creato ad hoc per la produzione di lacrime». Ma torniamo alla storia. Hazel Grace Lancaster ha sedici anni e da tre lotta contro un cancro alla tiroide. Controvoglia e senza una profonda motivazione inizia a frequentare un gruppo di giovani malati di cancro in una chiesa pentecostale, raccolti in cerchio, ai piedi di un tappeto kitsch che raffigura l’immagine del Sacro Cuore di Gesù. Al secondo meeting Hazel incontra Augustus Waters, ex campione di basket, che, per un tumore alle ossa, ha subito l’amputazione di una gamba. Anche Augustus partecipa alle riunioni, non per sua volontà ma solo per accompagnare un amico affetto da un tumore oculare. La macchina da presa, nel suo racconto didascalico ulteriormente sottolineato dalla colonna sonora, non lascia spazio e tempo per intuire e lo spettatore comprende presto che nascerà una grande storia d’amore, fortificata dalla passione comune per il romanzo di uno statunitense emigrato in Olanda. Con poche sorprese e molti sentimentalismi, tra citazioni del diario di Anna Frank e abusi di sms, il film, come del resto anche il libro, ha per ora una grande forza già intuita dai suoi predecessori letterari e cinematografici. Basti ricordare che solo quindici anni fa usciva in Italia
I passi dell’amore, il romanzo di Nicholas Sparks (diventato film e distribuito senza tanto entusiasmo nel 2002, ma molto amato dagli adolescenti di allora e di oggi) in cui la figlia di un pastore, malata di leucemia, si innamora del bullo della scuola fino a cambiare la sua vita e il suo futuro. E come
I passi dell’amore (dove la componente della fede è più vera e coinvolge anche le scelte dei due protagonisti che rinunceranno alla fisicità dell’amore) la storia di
Colpa delle stelle, non limitata da filtri o infrastrutture, è capace di arrivare al cuore dei ragazzi di oggi. La sua forza, se pur romanzata e costruita senza tanto impegno, è semplicemente una: la malattia esiste e non è un castigo. Anche se sfiora, fino ad appropriarsene, le vite di ragazzi che sanno vivere senza superficialità o ricorsi a surrogati esistenziali. E anche quando la morte sembra essere la fine di tutta la bellezza, la vita riesce ad acquistare un significato più profondo. Più vero come solo la scoperta dell’amore sa restituire. Anche gli adolescenti italiani apprezzeranno questo film interpretato da Shailene Woodley e Ansel Egort (entrambi visti in
Divergent, il nuovo bestseller adolescenziale) e scopriranno quello che fino in fondo tutti desiderano, quell’affetto così autentico che porta a volere la verità su se stessi e sugli altri.