L’ex capitano della Fiorentina, Davide Astori, spentosi a 31 anni nel sonno il 4 marzo del 2018
È già trascorso un anno da quando il Capitano si è tolto la fascia della Fiorentina è ha messo al braccio quella della squadra degli angeli, con cui gioca e ci guarda da lassù. «Davide se ne è andato nel sonno, come fanno solo i veri sognatori», scrisse un satiro piangente come Gene Gnocchi il 4 marzo 2018, il giorno della tragedia che ha strappato alla vita il 31enne difensore viola e della Nazionale, Davide Astori. «Davide, un uomo vestito da calciatore», è il primo messaggio (tra migliaia che campeggiano da giorni in Rete) che leggiamo all’alba di questo triste 4 marzo sul profilo Facebook di Celeste Pin, un ex viola, difensore anche lui nella Fiorentina anni ’80. «Dice che era un bell’uomo… », canta Lucio Dalla nella sua “natalizia” 4 marzo ’43. Davide Astori è stato e rimane la grande bellezza di questo calcio abbrutito da troppi uomini che hanno smarrito il senso del gioco e del rispetto delle regole. Perciò una figura come Astori è insostituibile, perché Davide viveva con gioia il gioco del pallone, rispettava profondamente le regole come i compagni e gli avversari e lo faceva con il carisma che possiedono solo i grandi capitani. Ma soprattutto era gentile con il mondo, con i tifosi che lo avvicinavano e non li metteva mai a distanza di sicurezza (tipica invece del divismo pallonaro), perché voleva essere abbracciato. Davide forse in fondo a quel suo cuore generoso ma malato, sapeva che non avrebbe avuto minuti di recupero a disposizione su questa terra e allora voleva assaporare quel calore della gente fino all’ultimo respiro.
«Non smettete mai di raccontarlo e di ricordarlo», hanno scritto in una lettera tenera e straziante i genitori di Astori, mamma Anna e papà Renato che, in questo anno di dolore, ogni giorno hanno visto riempirsi quel vuoto incolmabile che è la perdita di un figlio, con i ricordi dei suoi compagni, le testimonianze spontanee della gente comune che gli ha raccontato il loro, il nostro Davide. «Davide è vicino a noi ogni istante - scrivono papà e mamma Astori - . Lo vediamo nella nostra splendida nipotina Vittoria, un piccolo miracolo che ci fa trovare il coraggio di lottare contro la tristezza, ogni giorno. Lo rintracciamo nelle parole di molte persone, anche sconosciute talvolta, che hanno il bisogno di testimoniarci quanto Davide sia per loro un riferimento, un esempio, a volte uno stimolo per affrontare i momenti più duri».
Il “13”, il numero della sua maglia non è quello della fortuna, ma è diventato il simbolo della memoria in campo. Un minuto di ricordo speciale che quando scatta fa commuovere, fa pensare e ricordare, in tutti gli stadi che l’hanno visto scattare, segnare e giocare sempre d’anticipo, purtroppo anche sulla sua vita. Ieri a San Pellegrino Terme, il paese della bergamasca in cui era nato (il 7 gennaio 1987), tante le persone che hanno voluto esserci per la Messa di commemorazione celebrata da don Luca Brescianini. «Davide è vivo dentro ciascuno di noi», ha detto dal pulpito don Luca parlando a tutti quei colleghi e amici del mondo del calcio venuti a rendere omaggio al Capitano gentile. Davide vive ancora, specie in questo borgo della Val Brembana al riparo dai rumori e dalle follie quotidiane delle grandi città. L’anima di Astori è qui, dove suo fratello ha disegnato per lui la tomba in cui riposa ma soprattutto vive nella mente dei più piccoli, quella dei bambini della Scuola Calcio Davide Astori di San Pellegrino Terme. Ognuno di loro si è stampato il “13” nel cuore e gioca con l’orgoglio di chi sa di portare ovunque il ricordo vivente del loro angelo custode.