Solo i migliori lasciano il segno ed entrano nella storia. Anche se sono «piccoli e neri». E così, Calimero, nato dalla genialità dei fratelli Nino e Toni Pagot e di Ignazio Colnaghi (che gli ha prestato anche l’impareggiabile vocina), festeggia in grande spolvero i suoi primi 50 anni di vita "animata". Timido, tenero, maldestro, sfortunato e vittima di ingiustizie, il pulcino con il guscio d’uovo in testa apparve per la prima volta il 14 luglio del 1963 in uno spot di
Carosello, sul primo canale della Rai, per pubblicizzare un detersivo che... «Ava, come lava...». Il grande successo ottenuto nella rubrica televisiva che i bambini guardavano prima di andare a nanna, proseguito fino al 1977, ha portato il «figlio della gallina Cesira» ad essere protagonista anche all’estero, arrivando fino in Giappone. E proprio oggi a Bologna, nell’ambito del XV Future Film Festival, il mezzo secolo di Calimero viene ricordato con un evento speciale curato dal critico cinematografico Mario Serenellini: un’antologia che ne ripercorre la storia, dal bianco e nero dei primi inserti pubblicitari al sopraggiunto colore, dalle prime forme grafiche essenziali della sua immagine a quelle più "adulte" delle serie girata a fianco della fidanzatina Priscilla, dove il pulcino sembra più un bambino, con le braccine al posto delle alucce, occhi più grandi e il guscio-berretto che concede al volto una maggiore espressività. Ma la vera "chicca" di questo omaggio bolognese, che si intitola
Calimero tuorlo d’uomo, è l’anteprima mondiale delle nuove avventure di Calimero & C., realizzate in 3D stereoscopico: un assaggio delle 104 puntate di 12 minuti in via di ultimazione in Francia (coprodotte da Gaumont/Alphanim e TF1, Rai Fiction e gli studi Campedelli di Milano e Animoka di Torino) e che verranno distribuite da Disney Europa nel 2014 (da noi andranno in onda su Raidue). «Calimero è uno dei pochi personaggi sopravvissuti alla morte di
Carosello – commenta Mario Serenellini – diventando una star internazionale, coccolata e amata soprattutto in Giappone che ormai la considera una creatura di "casa". Inoltre – prosegue – questo personaggio è stato un piccolo profeta, antesignano dei rampanti Angry Birds». Un altro dei fenomeni analizzati all’ExpoPixel di BolognaFiere. «La diversità di Calimero e la sua protesta iniziata 50 anni fa sono l’equivalente dei pennuti finlandesi» osserva la direttrice del FFF, Giulietta Fara.Ma per capire qual è la vera chiave del successo di questo piccolo eroe di cartone bisogna ricordarne la "personalità". A partire dal nome, che si presta alla rima con «nero» ma non è un’invenzione qualsiasi: prende spunto dalla basilica di San Calimero, nel centro storico di Milano, dove Toni Pagot si sposò. Un nome insolito, comunque, che rimane impresso. La sua storia evoca la fiaba del
Brutto anatroccolo: figlio della gallina Cesira e del gallo Galleroni, Calimero nasce da una numerosa covata di pulcini bianchi. Appena uscito dall’uovo, che gli rimane a metà sulla testa impedendogli di vedere bene, inciampa e cade in una pozzanghera di fango diventando così tutto nero. È per questo che la mamma lo ripudia non volendolo riconoscere come suo. «Tutti ce l’hanno con me perché sono piccolo e nero: è un’ingiustizia però!» protesta il povero Calimero, in lacrime, al culmine di ogni sua disavventura. Finché non arriva l’Olandesina che, come la buona fata, lo butta in una tinozza piena di acqua e sapone e gli dice: «Ma Calimero, tu non sei nero, sei solo sporco!». È così che, ripulito, il piccolo "derelitto" riacquista la sua dignità. E un «ultimo» diventa eroe.