Volano di nuovo gli stracci nel Pdl. A riaprire le ostilità è la senatrice Anna Cinzia Bonfrisco, che attacca frontalmente Gaetano Quagliariello, definendolo «campione nazionale imbattibile» di tradimento. Parole che suscitano una iniziativa forte, un documento di solidarietà di 24 senatori. «Non è tollerabile che i toni e il linguaggio del dibattito politico dentro il Pdl degradino fino a questo livello», recita il documento con le firme in calce - in rigido ordine alfabetico - di Aiello, Augello, Azzollini, Bianconi, Bilardi, Caridi, Chiavaroli, Conti, Colucci, Compagna, D’Ascola, Fazzone, Formigoni, Gentile, Giovanardi, Gualdani, Marinello, Mancuso, Naccarato, Pagano, Sacconi, Scoma, Torrisi, Viceconte.
A scorrere i nomi, grosso modo, gli stessi che in occasione del voto di fiducia erano già pronti a un documento di sostegno al governo Letta, prima che fosse lo stesso Berlusconi indotto a virare, annunciando il suo voto a favore. Ma a ben vedere in questa uscita allo scoperto c’è l’ostentazione dell’accresciuta autosufficienza potenziale da parte dei cosiddetti "governativi", se mai il Pdl fosse tentato di togliere il sostegno alle larghe intese. Una prova di forza ben studiata, insomma, a fronte di una posizione ancora non chiara dello stesso Berlusconi, che continua a rinviare la convocazione degli organismi di partito. Alla fine nella conta si registrano dei senatori in più rispetto al documento pro fiducia, considerando che in quel caso si registrava fra le 23 adesioni anche quella dello stesso Quagliariello, che stavolta si è tenuto fuori da una lettera che era, di fatto, una solidarietà a lui, attaccato per aver pronosticato per Berlusconi un futuro da «padre nobile» del centrodestra e aver dichiarato che, in caso di azzeramento dei vertici del partito, non aderirà a Forza Italia.Sandro Bondi, che era stato fra i più duri a criticare la legge di stabilità, preannunciando voto contro, reagisce aspramente ai difensori di Quagliariello: «Non dubito che il segretario Alfano e il capogruppo Schifani vorranno stigmatizzare la dichiarazione di 24 senatori Pdl, fatto gravissimo in quanto espressione di una corrente organizzata, attraverso cui si pretenderebbe di limitare in modi e toni inusuali il libero e legittimo confronto sulla legge di stabilità».Si sarebbe aggiunto poi anche il senatore Antonio D’Alì, portando così a 26 le adesioni in tutto all’area filo-governativa, tre in più di sole tre settimane fa, in occasione della fiducia al governo al Senato. Il che rende ormai un’arma spuntata la minaccia che ancora serpeggia nell’ala "lealista" del Pdl di staccare la spina a Letta, essendo il Senato il solo ramo del Parlamento in cui il Pdl è decisivo.D’altro canto il ricompattamento registrato nel Pdl sul tema della decadenza, a sostegno di una iniziativa del governo per riscrivere o re-interpretare la legge Severino, è una strada che non trova sbocchi. Il Pd chiude decisamente la porta. «Il ministro Cancellieri è persona troppo onesta intellettualmente per non comprendere che la sua legittimità costituzionale non è una questione da approfondire per mero gusto accademico, ma tocca l’essenza dello Stato di diritto», aveva detto il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta, uno di quelli che prova a interpretare le ragioni "unitive" fra le due fazioni. Ma il Pd non lascia spazi. «La legge Severino stata già interpretata, visto che è stata applicata già in 37 casi. C’è solo smettere di cercare scappatoie inesistenti», chiude la porta Danilo Leva, responsabile Giustizia.