Mario Monti non è certo Catilina, e il Pdl non gli chiede apertamente fino a quando approfitterà della propria pazienza, però Silvio Berlusconi, e con lui Angelino Alfano, i panni ciceroniani li lascia intravedere. La scena è quella dell'assemblea dei gruppi, dove un partito un po' sconsolato cerca conferme e conforto. Nelle parole del segretario e, dopo l'incontro con il Professore a palazzo Chigi, dello stesso Cavaliere, la linea è chiara: il sostegno ai tecnici è, se non a tempo, certamente condizionato agli esiti del Consiglio europeo di Bruxelles. Dopo il quale, si aprirà la fase del verio e proprio "confronto" con il premier. Certo, le premesse non lasciano ben sperare, se il Cavaliere esce dall'incontro con Monti con una senso di "indeterminatezza" sulla ricetta da porte in Ue. Alfano lamenta che lo spread resta alto, le Borse calano, e l'indubbia credibilità di cui Monti gode a livello internazionale fatica a tradursi in miglioramenti concreti per gli italiani. Di sicuro, non si traducono in consenso per il partito che per senso di responsabilità lo ha appoggiato. Il 78% di chi ha votato Pdl, registra Berlusconi, non è in sintonia con tale scelta resasi necessaria, rileva Alfano, non per rispondere ai diktat del mercato ma perché si era creata una dimensione politica che non consentiva più al governo Berlusconi di operare nell'interesse degli italiani.Ma è davvero il giorno del ritorno in campo del Cavaliere. Stavolta non davanti ai giovani, come accaduto a Fiuggi, ma di fronte alle sue truppe parlamentari. Sarà davvero di nuovo il candidato premier? "Non ho la palla di vetro - dice Giancarlo Galan con implicita bocciatura della premiership alfaniana - ma se hai la Ferrari più bella la usi". E lui, Berlusconi, però, si limita a dire che sarebbe anche disponibile a tornare al governo, ma come ministro dell'Economia di Angelino Alfano presidente del Consiglio.Resta l'economia il cruccio del Cavaliere e dei suoi, visto che la crisi, che colpisce tutti, di sicuro è un pugno allo stomaco per gli elettori del maggior partito di centrodestra. Al punto che il rigorismo teutonico è divenuto così indigesto da far ribadire a Berlusconi che non sarebbe un male se fosse proprio la Germania a uscire dall'eurogruppo. Quanto a Monti, ai suoi occhi c'è ancora troppa indeterminatezza rispetto a quanto proporrà l'Italia ai partner comunitari il 28 e 29 giugno. Resta inteso che adesso "noi continuiamo" a dare la fiducia al governo, ed è necessario che tutti usino "toni consapevoli" della responsabilità che è in capo al Pdl, perché togliere la fiducia a Monti comporterebbe non solo preparare gli elettori ma anche un generale sconcerto: a Bruxelles, dice in francese l'ex premier, hanno definito
catastrofique la chute du governement Monti". E allora, tregua nelle ostilità almeno fino a domenica, visto che il premier si è detto disponibile a continuare a oltranza l'incontro con i Capi di Stato e di governo per identificare altre misure, che però non sono state individuate.L'unica misura veramente efficace, sostiene Berlusconi, sarebbe infatti che la Bce diventasse prestatrice di ultima istanza. Pazientare, senza arretrare, ma pronti a lanciare l'offensiva. È questa la filosofia che sembra emergere dalle ricostruzioni delle parole del Cavaliere. Il quale si mostra in sintonia con Alfano quando il segretario dice che ci sono segnali incoraggianti nei sondaggi e che quindi il partito potrebbe tornare a vincere. Certo, c'è l'insofferenza degli elettori Pdl verso Monti, un 10% è attratto dalle sirene grilline, ma "nessuno rinuncerebbe a votare Pdl in presenza di programma e candidati credibili". Da questo punto di vista, un punto fermo Berlusconi lo avrebbe messo sul fronte delle tanto sbandierate liste civiche che a molti (soprattutto ex An) avevano fatto paventare il rischio spacchettamento. Mai dato l'avallo o l'assenso ad alcuna lista, assicura Berlusconi che, pur ammettendo l'importanza dell'apporto di Sgarbi, dei pensionati, dei Responsabili, liquida certi scenari "arlecchineschi" che renderebbero di fatto impossibile governare. Dopodiché, confronto aperto sulla legge elettorale, con tanto di apertura al modello proporzionale tedesco, visto che anche la sinistra, secondo lui, avrebbe qualche timore a votare con il 'porcellum'. Infine, stop alle rincorse verso i centristi. Per colui che fu il federatore del centrodestra italiano, ormai Casini sta "cinicamente" ad attendere da che parte stia la convenienza. Ma se andasse con la sinistra si porterebbe dietro solo il dieci per cento dei suoi voti. Lo scenario bipolare resterà comunque in piedi. Se ne mostra convinto anche Alfano, che vede le primarie del partito come "gara di idee" in grado di rafforzare i due pilastri del sistema: Pdl e Pd. Una strada, quella delle primarie, decisa all'unanimità dal partito. E lo stesso Berlusconi, ha ricordato, "ci ha rafforzato in questo proposito".