L’ultima segnalazione investigativa è giunta ieri sera dal Federal
bureau of investigation, che indicava all’intelligence italiana
quali possibili obiettivi San Pietro a Roma, il Duomo e la Scala a Milano. L’Fbi ha rilanciato ai servizi italiani una informativa ricevuta dalla Dea, l’antidroga statunitense,
segnalando 5 nominativi sospetti di origine araba. Oltre agli accertamenti, sono scattati subito posti di blocco lungo arterie e strade principali, a partire da Roma e Milano. «Siamo consapevoli di essere all’interno di una minaccia – osserva il prefetto di Roma Franco Gabrielli –, ma questo non ci deve indurre ad atteggiamenti di paura». In una Roma vigilata da 24mila fra militari e agenti di Polizia, è pronto il dispositivo collegato al livello d’allerta «2» disposto dal Viminale, con 2mila militari in 140 siti: «Avremo un presidio in quasi tutte le stazioni delle tre linee della metropolitana, nei nodi di scambio e in tutti quei luoghi di aggregazione che possono rappresentare degli obiettivi». Ma il segretario locale del sindacato di polizia Siulp, Saturno Carbone, chiede di adottare, nelle stazioni, di tecnologie
rapiscan «per controllare i bagagli» e di dotare gli agenti di «giubbotti antiproiettile non scaduti». Un’altra misura in arrivo è
il divieto di sorvolo della Capitale in occasione del Giubileo. Tra le possibili minacce, mini-velivoli senza pilota radiocomandati a distanza, carichi di esplosivo: «Che ultraleggeri e droni volino è un dato scontato – fa notare Gabrielli –. Il tema è non farli alzare in volo e perciò, memori di quanto avvenuto al funerale di Vittorio Casamonica, stiamo potenziando sistemi di intercettazione e di abbattimento». Ciò che preme al prefetto è non creare allarmismi: «Ricevo lettere da molti dirigenti delle scuole che mi chiedono se venire a Roma è opportuno, se ci sono le condizioni di sicurezza. Ma se entriamo in questo vortice, faremmo quello che quei 'signori' vogliono fare, rendere la nostra società invivibile attraverso la paura». Sul fronte parlamentare, ieri sera la Camera dei deputati ha approvato con voto quasi unanime (395 favorevoli, compresi M5S e Lega; 26 astenuti, compresa Sinistra italiana; 5 contrari) l’emendamento al decreto legge sulle missioni internazionali, chiamato «disposizioni in materia di intelligence» che attribuisce ai servizi segreti la possibilità di cooperare con «assetti della difesa» per interventi in situazioni «di crisi o di emergenza all’estero che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini italiani all’estero». Di fatto, il testo estende ai militari impegnati in aree di crisi alcune garanzie previste per gli '007'. Luoghi da presidiare restano pure le carceri, dove scontano la pena diversi integralisti. La Procura distrettuale antimafia di Catanzaro ha avviato «accertamenti preliminari» sulla presunta esultanza, per le stragi di Parigi, di alcuni soggetti nel carcere calabrese di Rossano, dove sono detenuti 21 elementi radicali. Un episodio ridimensionato dal prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao, per il quale a esultare sarebbero stati solo tre detenuti. E il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria precisa che le «carenze di personale, alquanto diffuse in molti istituti, non sono di livello tale da compromettere la sicurezza delle strutture».
Calma e gesso:
Matteo Renzi esclude "rischi
concreti" per l'Italia nonostante il Giubileo alle porte. In
Italia, rassicura il premier, l'attenzione è massima e il
governo è pronto a
maggiori stanziamenti sulla sicurezza. Ma
leggi speciali o modifiche della Costituzione, come quelle
annunciate da Francois Hollande, non servono, così come prima di
unirsi alla missione in Siria l'Italia vuole capire "chi andiamo
a bombardare" in un'unità di intenti e di coalizione come ai
tempi dell'alleanza contro Hitler che, come propone Vladimir
Putin, elimini il terrorismo del Daesh.
Nessun paese europeo, è convinto il premier italiano, è meno
esposto di altri alla violenza terrorista. Per questo per Renzi
é giusto - e l'Italia lo aveva già proposto "nel settembre 2014"
- che le spese per la difesa restino fuori dal patto di
stabilità europeo, come Bruxelles ha sancito. Per il presidente del consiglio la
sottovalutazione è da evitare, come "reazioni isteriche e di
pancia". "Bisogna trovare un equilibrio, - sostiene Renzi in una
lunga intervista a Sky Tg24 - chi dice è il momento della
sicurezza, bisogna rinunciare a tutto forse esagera. Noi
dobbiamo prima di tutto vivere, ci vuole anche il coraggio di
non rinchiudersi e di non rinunciare alla nostra identità".
Impedire al terrorismo di "snaturarci", rinunciando ad
abitudini, libertà e identità, è la linea che unisce il premier
al presidente della Repubblica
Sergio Mattarella, impegnati a
rassicurare il paese dopo i tragici eventi di Parigi. "Non sradicheremo l'odio facendolo
entrare nelle nostre vite e nella nostra civiltà. Il terrore
vuole snaturarci. Noi non ci piegheremo. Non ci faremo rubare il
nostro modello di vita e il nostro futuro" ha detto ieri il presidente Mattarella.
Renzi ha assicurato di non aver alcuna intenzione di chiedere a Papa Francesco di
rinunciare al Giubileo straordinario per ridurre i rischi di
attentati. "Il Papa se è un obiettivo è un obiettivo sempre".
La guerra si vince sui valori, sull'identità ma anche
nell'unità a partire della politica. Nei prossimi giorni il
governo, oltre ad inserire nuove risorse per la difesa nella
legge di stabilità, con maggiori investimenti sulla cyber
security, farà una proposta "a tutti i partiti per un
investimento ulteriore non solo di sicurezza ma anche di
recupero di determinate realtà", come le periferie che, in
Francia, sono diventate terreno di coltura dei terroristi.