Fumo nero, denso e acre invade Caivano. Fiamme altissime e su un’area molto vasta. Siamo sulla Circonvallazione Ovest. Proprio dentro al quartiere Parco Verde. Proprio alle spalle della parrocchia di San Paolo Apostolo, dalla quale è partita la denuncia sulla "terra dei fuochi", che
Avvenire ha rilanciato in queste settimane. Non più di 200 metri di distanza. In pieno giorno. In pieno centro abitato. Solo una coincidenza? Come il fatto che oggi sul tema dei roghi si riuniranno le parrocchie della zona e un consiglio comunale aperto.Un incendio scattato alle 17,30 e andato avanti fino a notte inoltrata. Copertoni come base, come letto infiammabile (lo si capisce dal fumo nero e denso) e al di sopra rifiuti di tutti i tipi. È difficile capire quali siano, anche perché è quasi impossibile avvicinarsi. Tutto attorno gli incendiari hanno dato fuoco a sterpaglie e altri rifiuti, circondando l’incendio principale. È la "tecnica del cancelletto", mutuata dalla guerriglia: si brucia per impedire di avvicinarsi all’obiettivo principale. Così si bloccano non solo i curiosi ma gli stessi vigili del fuoco. Che, infatti, riescono a malapena ad intaccare gli incendi più piccoli, non riuscendo a raggiungere quello che col suo fumo sta avvelenando il paese. Così tutto brucia e le fiamme eliminano prove o possibilità di riconoscere la provenienza dei rifiuti. Una vera organizzazione che abbiamo più volte incontrato nella "terra dei fuochi", da Giugliano a Qualiano, da Villaricca a Casal di Principe.Forse un piano preciso. Dall’altra parte della strada c’è, infatti, un "braciere" già pronto. In superficie si vedono vecchi materassi e sterpaglie. Sembra una banale discarica. Ma al di sotto sono ben visibili un centinaio di copertoni, classico combustibile degli incendiari criminali. Ma è più che certo che ci sia anche altro.Don Maurizio Patriciello, parroco di San Paolo Apostolo che con un suo editoriale ha sollevato l’attenzione sulla "terra dei fuochi", non si azzarda a parlare di ritorsione ma vede «troppe stranezze e coincidenze». «Fino ad ora avevano sempre appiccato i roghi nelle campagne – ricorda –. Ora lo fanno fin dentro al centro abitato, non era mai successo. E poi proprio nel quartiere di Prato Verde, nel territorio della parrocchia...». Ora la sua maggiore preoccupazione è per la gente, per quel «fumo che sta invadendo il paese e si sposta verso quelli vicini». Ma poi c’è quella particolare tipologia dell’incendio. «È una cosa fatta con molta intelligenza – riflette don Maurizio –, non è un singolo rogo, qua davvero sembra l’inferno. Dietro ci deve essere un progetto – aggiunge – che per ora non riusciamo a capire». Qualcuno ieri ha avvicinato il sacerdote dicendo che «è tutta colpa vostra, avete sollevato un polverone...». Meglio stare zitto? «Una cosa è certa: non otterranno alcun risultato, perché non smetteremo di denunciare».Prime occasioni proprio oggi (anche questa una coincidenza...). Stamattina si riuniscono i parroci della forania di Caivano (13 parrocchie di Caivano, Crispano e Cardito), convocati proprio per discutere iniziative comuni sul fronte dei roghi dei rifiuti. E alle 20,30 è convocato un consiglio comunale aperto sull’allarme incendi.C’è mobilitazione, c’è interesse, c’è tanta rabbia. Ma come sempre nessuno ha visto niente, malgrado il fuoco sia stato appiccato dentro al paese. Nessuno ha neanche visto scaricare i rifiuti e preparare i roghi. Malgrado le tante denunce, i controlli delle forze dell’ordine, a cominciare dalla polizia municipale, restano saltuari e limitati. E anche gli interventi successivi non si segnalano per rapidità e tempismo. Mezzi e strategie inadeguate. La conferma che dopo le iniziative sul fronte dell’ambiente (ministro Clini) e della salute (ministro Balduzzi) e l’intervento della Regione, è ormai necessario e indilazionabile un rafforzamento del contrasto, come richiesto da un appello firmato da parlamentari di tutti i partiti. Perché come dimostra il rogo a Prato Verde gli incendiari sono disposti a tutto pur di difendere i propri sporchi affari.