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Aleppo rischia di morire". Lo dice
l'inviato speciale dell'Onu per la Siria,
Staffan De Mistura,
dal palco del
Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione.
Aleppo, ha aggiunto, "è
il simbolo dell'orrore di questa
interminabile guerra di 5 anni", una
città che,
prima dello
scoppio del conflitto, era "assolutamente meravigliosa, ricca di
moschee e chiese di tutte le confessioni presenti nella
regione". Oggi, invece, "a parlare laggiù sono le bombe, i
razzi, le bombole a gas, i cecchini e i mortai".
Gli abitanti di Aleppo "non devono
avere la sensazione di essere un caso disperato" e "impossibile".
La città, assediata da anni di guerra, "ha bisogno di sentire la
fiducia degli altri". ha aggiunto l'inviano speciale del
Segretario generale Onu per la Siria.
"Aleppo - ha sottolineato -, tutte le città, sono come le nostre vite: quando le cose sono difficili, quando siamo in difficoltà abbiamo bisogno della fede e della fede in noi stessi, ma abbiamo bisogno di sentire la fiducia degli altri, la sensazione che non siamo un caso impossibile, non siamo da abbandonare
perché siamo un caso disperato che ogni giorno torna per cinque
anni a dire 'questa è una guerra impossibile'".
"
Aleppo merita simbolicamente di sentire 'noi siamo con voi' - ha
ripreso -. C'è un vecchio motto che ho sempre seguito che mi
aiuta a supere i momenti inevitabili di frustrazione: 'hai
provato, hai provato duramente, ci hai provato a fare qualcosa, a
fare la differenza e hai fallito? Bene, riprova di nuovo e
fallisci meglio e fallisci ancora e riprova ancora e non
mollare'. È quello che sento e di cui abbiamo bisogno".
Dopo che la
Russia si è detta
diponibile ad accettare una tregua di 48 ore a partire dalla
prossima settimana, "
ora la parola va a governo e opposizione",
e "mi auguro che si rendano conto che a morire è solo il
popolo siriano - ha ricordato Staffan De Mistura -.
Le tregue, l'ho visto in passato,
possono salvare delle vite. Quelle di chi è chiuso in una spirale che sembra senza uscita. Ma possono anche rompere quella spirale".