mercoledì 2 marzo 2016
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Bloccati nel fango. Senza cibo né acqua. Soli. C’è il dramma dei bambini, nel cuore dell’Europa. Tra i profughi ammassati nei Balcani ci sono migliaia di piccoli in balia dei trafficanti, delle violenze, degli abusi. Mentre l’Europa resta indifferente. Soltanto nel campo di transito di Idomeni, in Grecia, al confine con la Macedonia, si parla di 2.500 minori: «In molti casi questi bambini hanno dei familiari che li aspettano in qualche altro Paese europeo, ma visti i tempi lunghi del processo formale di ricongiungimento familiare dell’Ue scelgono di intraprendere la via irregolare affidandosi ai trafficanti presenti alle frontiere o nelle vicinanze dei campi», spiega Goran Bilic, coordinatore regionale di Save the Children nei Balcani.  L’incapacità di identificare minori particolarmente vulnerabili al momento del loro ingresso in Grecia e durante i loro spostamenti tra Macedonia, Serbia, Croazia o altri Paesi di transito, «unita all’assenza di strutture e servizi che garantiscano la loro sicurezza (compresi rifugi sicuri, assistenza e protezione) fanno sì che questi bambini siano esposti a un maggior rischio di abusi, sfruttamento e anche traffico di persone», conclude Bilic. L’allarme è di quelli che dovrebbero scuotere gli scranni europei, ma tutto tace. Poco importa se quel campo, a Idomeni, ha una capienza di 1.200 persone e le famiglie sono costrette a dormire con le coperte nel fango, a bruciare plastica, indumenti e immondizia per tenersi al caldo durante la notte: «I servizi igienici mobili sono sovraffollati, fatichiamo a fornire abbastanza cibo e rifugi per tutti. Il numero continua ad aumentare a blocchi di centinaia al giorno», raccontano i volontari stremati. E centinaia di quelle famiglie hanno neonati al seguito. Ormai è chiaro: da Calais a Idomeni si sta consumando una «palese violazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia » è la denuncia di Unicef Italia. «Ciò che sta accadendo è intollerabile – spiega il portavoce Andrea Iacomini –. Lo scenario cui stiamo assistendo ha le forme e le caratteristiche di qualcosa che l’Europa e il mondo ha già vissuto nella Seconda Guerra Mondiale, non possiamo accettarlo, non può accadere in Europa o, come ha giustamente dichiarato il ministro Gentiloni, sarà il baratro». Secondo l’Unicef «è tardi per fare recriminazioni. I bambini non posso vivere gli incubi di queste ore. Tutti gli Stati protagonisti della chiusura dei confini o che hanno eretto “muri antistorici” hanno ratificato la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. L’Italia ponga la questione in tutte le sedi e i luoghi opportuni ed i Paesi che hanno violato il trattato – conclude l’Unicef – se ne assumano la responsabilità». 
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