Segna un
"imbarbarimento" l'uccisione dei 12 immigrati cristiani gettati
in mare durante il viaggio dalla Libia verso l'Italia, secondo
monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei.
"C'era da aspettarselo", afferma Galantino a Radio vaticana.
"Alcuni discorsi che finora erano stati tenuti sul piano
ideologico e l'ideologia andava ad alimentare alcuni
comportamenti tenuti da elementi più o meno strutturati, più o
meno tenuti insieme da gruppi, da associazioni, da clan; adesso
questo tipo di discorso di rivendicazione, questo tipo di
contrapposizione purtroppo basata sulla religione ma che con la
religione non ha niente a che fare, viene speso a livelli
spiccioli e di contrasti individuali. Ecco questo, secondo noi,
rappresenta un passo avanti nell'imbarbarimento, nella
strumentalizzazione". Ancora: "Quando gente che vive la stessa
situazione di difficoltà, qual è quella di coloro i quali stanno
su un barcone e tentano di raggiungere un posto che dovrebbe
essere di speranza, addirittura strumentalizzano l'esperienza
religiosa e il credo religioso per dover far prevaler il proprio
pensiero, la propria situazione, vuol dire che sono stati
interiorizzati certi ragionamenti".
In merito alla più generale questione dei flussi di immigrati dal
Nord Africa, "qui - afferma Galantino - l'alternativa è o
allargare le braccia o andare a far guerra: ma possibile che non
esista la possibilità per tanti Stati, per tante nazioni che
hanno al loro interno energie anche intellettive e organizzative
straordinarie, possibile che non siano in grado di pensare
interventi che non siano quelli dell'intervento armato oppure
delle braccia allargate? Io ho l'impressione veramente che si
tratta soltanto di una sorta di modo elegante per lavarsi le mani
di fronte a un dramma che diventerà sempre più insopportabile
dall'Italia".