mercoledì 6 novembre 2024
Insieme al voto per la Casa Bianca, gli elettori di dieci Stati si sono pronunciati, con modalità ed espressioni diverse, sul "diritto all'aborto". Con un esito che risente della frattura politica
Manifestazione a favore dell'aborto alla vigilia del voto per il referendum in Arizona

Manifestazione a favore dell'aborto alla vigilia del voto per il referendum in Arizona - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Non si è votato soltanto per la Casa Bianca. In oltre una decina di Stati, gli elettori americani sono stati chiamati a esprimersi anche su quesiti referendari. Differenti a seconda dello Stato. Ma il tema principale è stato quello dell’aborto, dopo che la Corte Suprema nel 2022 ha superato il suo precedente giurisprudenziale (caso Roe vs Wade) stabilendo che la Costituzione americana non conferisce alcun diritto ad abortire.

La proposta dei referendari di fare retromarcia rispetto alla stretta voluta da Donald Trump (sua la nomina che consegnò ai conservatori la Corte Suprema), o addirittura di introdurre il “diritto all’aborto” nella Costituzione dei singoli Stati, non è passata in tre casi (Florida, Nebraska e Sud Dakota) mentre è stata approvata in altri sette (Arizona, Missouri, Nevada, Colorado, New York, Maryland e Montana). I quesiti erano differenti, così come le legislazioni dalle quali prendevano le mosse. Diverso, perciò, il peso politico dei singoli risultati.

Partiamo dalla Florida, lo Stato dove risiede Trump. Qui la legislazione è ferrea, a difesa della vita: l’aborto è vietato dopo le prime sei settimane di gestazione. Limite che il voto ha confermato, come auspicato dal governatore repubblicano Ron DeSantis. Gli elettori hanno respinto la proposta dell’emendamento 4, che avrebbe annullato il divieto per poi poter spostare il limite in avanti. L’approvazione avrebbe richiesto una maggioranza del 60%: è stata sfiorata, ma non raggiunta. Una portavoce del movimento Pro-Life America, Marjorie Dannenfelser, ha parlato di «vittoria epocale». La direttrice della Florida Women’s Freedom Coalition, Anna Hochkammer, obiettando che il risultato del 57% esprime comunque la posizione della maggior parte dei votanti, ha annunciato battaglia.

Nello Stato del Nebraska gli elettori si sono dovuti esprimere su due quesiti opposti. Uno chiedeva di rendere costituzionale il “diritto all’aborto”, ed è stato respinto. L’altro, approvato, sanciva l’attuale limite delle 12 settimane, con le sole eccezioni di stupro, incesto e rischio di vita per la madre. Anche in Sud Dakota, dove l’aborto resta vietato con poche eccezioni, è stata respinta la proposta di inserirlo tra i diritti tutelati dalla Costituzione. Solo il 39% dei votanti si è espresso a favore.

Diverso il discorso per gli altri sette Stati. In Arizona, dove è vietato interrompere la gravidanza dopo la 15esima settimana, il referendum ha spostato il limite al «punto di vitalità fetale», considerato generalmente attorno alla 23esima o 24esima settimana. A favore il 63% degli elettori.

Via libera all’introduzione del diritto in Costituzione – almeno nella volontà espressa dai votanti – anche nel conservatore Missouri, attualmente uno degli Stati che più restringono l’accesso all’interruzione di gravidanza. Stesso risultato in Nevada, che consente l’aborto fino alla 24esima settimana: per cambiare la Costituzione non basterà però il referendum perché la legge statale prevede che gli elettori siano chiamati a esprimersi nuovamente nel 2026. Anche in Montana, dove l’aborto è legale, è passata la richiesta che diventi un diritto costituzionale.

Il «diritto alla libertà riproduttiva», che includerebbe la possibilità di decidere se interrompere una gravidanza, viene introdotto anche nella Costituzione del Maryland, in base ai risultati del referendum. Lo stesso in Colorado e nello Stato di New York. Tutti Stati nei quali l’aborto è attualmente già consentito.

Un altro tema referendario, più che altro simbolico in chiave anti-migranti, è stato quello della cittadinanza: in otto Stati, in maggioranza repubblicani, sono passati referendum per vietare il voto ai non cittadini, cosa peraltro già proibita dalla legge federale. In alcuni Stati si è votato anche sulla legalizzazione delle droghe leggere: in Florida i consensi non hanno raggiunto la soglia richiesta del 60% (si sono fermati al 55%), in Sud e in Nord Dakota ha prevalso il No. Proposta respinta anche in Massachussets. Unico strappo in Nebraska: sì alla legalizzazione della marijuana, ma solo per uso medico regolamentato da un consiglio governativo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: