sabato 12 ottobre 2024
Assedio con toni minacciosi al teatro dove era in programma un convegno su maternità e aborto di Federvita Piemonte, polizia schierata per consentire di parlare. La Chiesa torinese: serve rispetto
Il manifesto del convegno di Federvita al centro della violenta contestazione di Torino

Il manifesto del convegno di Federvita al centro della violenta contestazione di Torino

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La diocesi di Torino ha espresso sabato sera «sconcerto per l’attacco alla libertà di espressione del pensiero, garantita dalla Costituzione italiana» dopo le «dure contestazioni di questa mattina contro il Convegno di Federvita presso il Teatro San Giuseppe di Torino». Militanti di “Non una di meno” e di Askatasuna avevano impedito l’ingresso ai relatori monsignor Giovanni d’Ercole, Mario Adinolfi, leadr del Popolo della Famiglia, e Maurizio Marrone, assessore regionale. «Nel rispetto delle diverse opinioni su un tema delicato come la difesa della vita umana – aggiunge la diocesi – si ribadisce l’assoluto bisogno di garantire il pluralismo culturale». Le formazioni che ieri hanno cercato di impedire lo svolgimento del convegno – che ha potuto tenersi anche se senza alcune voci e in un clima di grande tensione – non sono nuove a manifestazioni di questo tipo: la loro contestazione del progetto “Vita nascente” della Regione Piemonte e della “Stanza dell’Ascolto” all’Ospedale Sant’Anna di Torino – entrambi orientati a offrire un aiuto materiale e umano alle donne che lo chiedono durante una gravidanza inattesa o difficile, con la possibilità di interruzione volontaria – ha conosciuto già numerosi altri episodi, con toni sempre apertamente ostili al volontariato per la vita nascente e le mamme in difficoltà e contro chi gli ha riconosciuto un ruolo pubblico.

«A Torino è andata in scena l'ennesima manifestazione contro le donne e contro la loro libertà di scelta – è il commento della ministra per la Famiglia Eugenia Roccella –. Da tempo penso che la sinistra, oggi, nonostante i proclami, non voglia affatto difendere la legge 194, ma voglia cambiarla. Poiché però non ha il coraggio di dirlo apertamente, a uscire allo scoperto sono i centri sociali e i gruppi delle antagoniste, che mi rifiuto di chiamare femministe. La Regione Piemonte, con l’operato dell’assessore Maurizio Marrone, è stata forse la prima amministrazione pubblica a dare piena attuazione a una legge dello Stato che si intitola “Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza” e all'articolo 1 attribuisce allo Stato, alle regioni e agli enti locali, il compito di “promuovere e sviluppare i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie” per sostenere la maternità fragile. Finora l’applicazione della prima parte della legge, che tutela la libertà delle donne di non abortire se desiderano portare avanti la gravidanza ma si trovano in situazioni di difficoltà, è stata sempre affidata solo al volontariato. Ora che un'amministrazione regionale si occupa di attuarla, apriti cielo: per le donne in situazioni di disagio l'unica opzione possibile si vuole che sia l'aborto. Evidentemente, per chi a Torino protesta solo le donne benestanti possono avere un figlio. L’assessore Marrone si è occupato di dare alle donne in difficoltà socio-economiche che non vorrebbero abortire quelle risposte che da parte pubblica fin qui erano mancate. A dimostrazione che noi siamo per la maternità come libera scelta, difendiamo la legge 194 e dunque la applichiamo pienamente, perché non vogliamo che solo chi ha disponibilità economiche abbia la libertà di avere un figlio. Alla sinistra chiediamo da tempo di dire da che parte sta, se contro la legge 194, o a difesa della maternità come libera scelta».

«Non ho nulla contro le manifestazioni di dissenso e le contestazione – dichiara dal camto suo Mario Adinolfi –, ne ho affrontate ormai troppe per farmi impressionare, sono anche segno di vitalità democratica. Sono curioso di conoscere il progetto di chi mi contesta, di chi imbratta il muro della sua città per scrivere “Adinolfi aborto mancato”. Credo che tutte le forze politiche dovrebbero esprimere solidarietà a chi è stato impedito, io tra questi, a partecipare al convegno di Federvita per le intimidazioni del centro sociale Askatasuna». Adinolfi, che ringrazia Digos e polizia, parla di «clima surreale» e aggiunge: «Reclamo per me e per tutti la praticabilità democratica, il poter affermare le proprie idee senza rischiare l'incolumità e senza essere attorniati da odio, minacce per la fede religiosa che testimoniamo, ferocia ideologica contro le proposte a favore della vita che avanziamo».

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