Una conferenza stampa “in progress”, anche con qualche piacevole colpo di scena, ha ufficializzato al Viminale la consegna delle 533.591 firme raccolte, nella sola Italia, per la campagna “Uno di noi” orientata a favorire a livello europeo il diritto alla vita e il divieto di utilizzo degli embrioni nella ricerca scientifica. Gli ingombranti faldoni, attardati per via del maltempo che ha sferzato e mandato in tilt la Capitale per alcune ore della mattinata, sono arrivati con i carrelli proprio mentre l’eurodeputato Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, stava spiegando finalità e numeri dell’iniziativa, in compagnia del segretario del Movimento Cristiano Lavoratori Antonio Inchingoli. Altrettanto “in diretta” è stato possibile effettuare una prima stima delle firme (97.433) raccolte online. Una iniziativa, questa, che si avvale della nuova opportunità offerta da due anni dal Trattato di Lisbona delle "iniziative dei cittadini", che comportano l’obbligo della Commissione – una volta stabilita la conformità della richiesta alle competenze e ai valori dei trattati dell’Unione – di fornire una risposta entro tre mesi. Nuova opportunità che si inscrive nell’esigenza da tutti condivisa di avvicinare le istituzioni europee al vissuto dei cittadini nei singoli Stati. Ebbene, in questo quadro, anche se non si tratta di una iniziativa “cogente” non potrà non avere il suo peso il fatto che essa risulta al momento essere la petizione – fra le 30 avviate sui temi più diversi - più massicciamente sostenuta a livello europeo, che supera ampiamente i due parametri richiesti del milione di firme raccolte e dei 7 paesi che debbono superare il tetto minimo di firme richieste. In realtà le adesioni, ancora in fase di verifica nei diversi Paesi, sfiorano invece i 2 milioni: 1 milione e 891mila sono le firme che si contano al momento. Mentre la soglia minima indicata dalla Commissione è stata raggiunta da ben 20 Paesi su 27. “Il nostro principale obiettivo – ha spiegato Casini – è che si arrivi ad affermare il principio che la ricerca non può negare il diritto alla vita. Tanto più che la scienza manifesta importanti aspettative nell’ambito della ricerca sulle staminali adulte, e non registra alcun passo avanti sulle staminali embrionali, portata avanti sopprimendo delle vite umane”.