San Francesco di Sales, patrono dei comunicatori - .
Patrono dei giornalisti e degli scrittori, ma è anche il protettore dei sordomuti che lo ricordano con particolare devozione. Perché san Francesco di Sales (1567-1622), con la sua mitezza e nell’eredità spirituale sintetizzata da quel «Tutto appartiene all’amore» (Traité de l’amour de Dieu), rappresenta lo stile di una comunicazione capace di arrivare al cuore e di raggiungere tutti. A quattro secoli di distanza, come non guardare ai volantini missionari e ai manifesti “del Vangelo” che scriveva con l’intento di raggiungere anche le persone più lontane? Le sue sono state intuizioni che introdusse nella predicazione, affiancandole agli strumenti tradizionali.
Qui, identificherei un primo punto: non la sostituzione ma la ricerca e l’introduzione di nuovi strumenti che accompagnassero, senza voler cancellare, le forme “ordinarie” di comunicazione.
Nella dicotomia (superata) tra virtuale e reale, nei nostri tempi, viviamo infatti in un ambiente digitale che offre nuove opportunità anche per la pastorale. E senza voler sostituire, ma sostenere, la bellezza degli incontri in presenza. Quest’anno che si è aperto, il 1 gennaio, con la LVII Giornata mondiale della pace dedicata al tema «Intelligenza artificiale e pace» e che punta, sulla stessa direttrice, il 21 maggio 2024, alla LVIII Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali sul tema “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana” possiamo affermare che il 2024 è l’anno dell’intelligenza artificiale.
Lo conferma il processo di maturazione del cammino avviato dalle istituzioni (governative, sovranazionali e anche ecclesiali) verso l’attenzione a tale tema: dal Comitato promosso presso le Nazioni Unite a quello istituito presso il Governo italiano che, quest’anno appunto, ha la responsabilità della presidenza italiana del G7 ed è già impegnato sull’IA. Sfide che interpellano il mondo dell’informazione e della comunicazione. E che l’esempio di san Francesco di Sales può essere offerto come ispirazione. Come scrisse, infatti, il vescovo e dottore della Chiesa in una delle sue lettere: «Il mondo sta divenendo così delicato, che fra poco non si oserà più toccarlo, se non con guanti di velluto, né medicare le sue piaghe, se non con impiastri di cipolla; ma che importa, se gli uomini vengono guariti e, in definitiva, vengono salvati?».
Come ha osservato papa Francesco, riferendosi a questo passo citato nella Lettera Apostolica Totum Amoris Est: «Non è un tratto scontato, tanto meno una resa finale di fronte a una sconfitta. Era, piuttosto, l’intuizione di un cambiamento in atto e dell’esigenza, tutta evangelica, di capire come poterlo abitare». Essere nel mondo - e non in una bolla - , capaci di osservare per poi riflettere e avanzare una proposta. Non spettatori, dunque, ma partecipi del cambiamento. «Costruttori non di muri ma di ponti». Necessariamente consapevoli dei rischi ma per essere così in grado di poter setacciare, nelle trasformazioni del tempo, anche i germogli delle opportunità. Ieri come oggi.
* presidente Associazione dei webmaster cattolici italiani