lunedì 27 marzo 2023
In un libro di Giovanni Tridente le sfide poste dalla Chiesa davanti all'evoluzione delle ultime tecnologie
undefined

undefined - undefined

COMMENTA E CONDIVIDI

Ogni disamina sull’Intelligenza artificiale (IA) – oggi tornata in maniera preponderante alla ribalta dell’informazione e dell’opinione pubblica – parte da un riferimento pioneristico legato al famoso “test” di Alan Turing, che nel 1950 propose un metodo per misurare il livello di intelligenza di macchine computazionali a confronto con quella umana. La Chiesa, attenta alla custodia dell’armonia e della bellezza di tutta la creazione che Dio ha affidato all’uomo, negli ultimi decenni si è posta il problema degli “effetti” di questa IA sulla vita dell’individuo e ne ha proposto un “supplemento d’anima”. Lo scopo per progettare e rendere accessibili artefatti tecnologici deve essere innanzitutto quello di migliorare la vita degli individui e della società. Sono queste alcune delle considerazioni che emergono dal libro Anima digitale. La Chiesa alla prova dell’Intelligenza Artificiale (Tau editrice, anno 2002, pagine 228, prezzo 20 euro), scritto da Giovanni Tridente, docente di giornalismo d’opinione presso la Pontificia Università della Santa Croce e studioso di tematiche legate all’evangelizzazione attraverso il digitale. Suddiviso in tre capitoli, il libro ripercorre il fecondo rapporto tra la Chiesa e le tecnologie di ultima generazione, con uno sguardo specifico agli ultimi progressi nel campo dell’Intelligenza artificiale, una grande opportunità per la società odierna ma anche una grande sfida.

Non a caso, la Chiesa, e per essa tutti gli ultimi pontefici – a partire ad esempio da san Giovanni Paolo II, passando per Benedetto XVI e fino a papa Francesco –, non manca di avvertire “come una buona madre, sui rischi e le fallacie che possano nascondersi dietro a un loro uso eccessivo o scorretto, se non addirittura all’occorrenza malevolo”, scrive ad esempio nella prefazione del libro il segretario del Dicastero per la comunicazione, monsignor Lucio Adrian Ruiz. “Anima digitale” non entra nel merito tecnico e strumentale degli ultimi sviluppi tecnologici relativi all’Intelligenza artificiale, anche se ne offre una panoramica essenziale nel primo capitolo, per inquadrarne l’estensione e citando anche gli ultimi sforzi di regolamentazione in seno all’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e alla Commissione Europea. Piuttosto, prova a disegnare una sorta di sintesi di “dottrina della Chiesa” sull’argomento attraverso tre settori particolarmente rappresentativi: il pensiero dei pontefici (Magistero); la riflessione accademica proposta da alcune istituzioni vaticane, tra cui la Pontificia accademia per la Vita; gli approfondimenti di una parte della stampa cattolica di riferimento attraverso le loro pubblicazioni periodiche, come ad esempio le proposte argomentate dalla rivista “La Civiltà Cattolica”. Insomma, la considerazione che i papi hanno di questi artefatti umani e dell’avanzamento tecnologico in generale – che l’autore definisce non a caso “visione dell’uomo” – è senza dubbio centrale nella riflessione sviluppata nel libro; il Magistero infatti è propenso a proporre, come si diceva, un vero e proprio “supplemento d’anima” – da cui anche l’originalità del titolo della pubblicazione – invitando a “procedere con sana ragione”, proprio perché ogni innovazione di questo genere deve caratterizzarsi per il suo essere “al servizio dell’uomo”.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: