venerdì 5 dicembre 2014
Le proteine, ci vogliono le proteine! Così il dottor Silvio Spinelli, una domenica mattina, su un palco, ha dato i voti alle colazioni della mamma, lo sportivo, il manager, lo straniero, lo studente. Beh, diciamo che se il manager e lo studente ne sono usciti male, se lo sportivo – c'era da aspettarselo – è risultato ineccepibile, la lotta sì è giocata fra l'inglese e la mamma con inclinazione salutista. Alla fine lo straniero, che si ciba di uova e proteine già al mattino, ha avuto il voto più alto, mentre la mamma tutta soia e cracker speciali ha raggiunto appena la sufficienza. Del resto nei giorni scorsi abbiamo letto con sorpresa che la nonna d'Europa, al secolo Emma Morano da Verbania, 115 anni, mangia due uova al giorno, uno al mattino e uno al pomeriggio. E applica la regola del fare la colazione da re, pranzare da principi e cenare da poveri. Ora, non ci piace mai assolutizzare (per cui da oggi ci si abbuffa di uova per avere un'aspettativa di vita lunga), tuttavia queste notizie, che sembrano due novità, portano ad un'introspezione. Come è possibile che una persona che legge i giornali, passa notizie tutti i giorni, talvolta guarda la tivù e sente la radio, ancora senta come novità il fatto che le proteine a colazione sono un toccasana e le uova non sarebbero così demoniache come le hanno sempre dipinte? Sto parlando di me stesso, e mi chiedo dove stia la verità. Grande attenzione in questi giorni viene posta al forum internazionale di Milano e al protocollo sulla sostenibilità. E giustamente si parla di spreco alimentare, che tuttavia, visto dai titoli dei giornali, sembra una faccenda che riguarda altri. E invece è proprio dallo spreco alimentare nel nostro piccolo che inizia la catena della non conoscenza e del disordine alimentare. Lo spreco, infatti, figlio del benessere e dell'incapacità a fare la spesa, ma anche del marketing aggressivo o subdolo e della difesa di verità parziali (da qui la confusione che abbiamo tutti in testa), è la faccia della medaglia dei giorni nostri. Se questa medaglia la giriamo e andiamo al '900, ossia lagenerazione della nonnina d'Europa, ma anche di mia nonna, scopriamo che queste avevano nel non spreco il loro punto di orgoglio. Non si sprecava nulla di ciò che la natura di prossimità dava, men che meno ciò che si acquistava. E anche con l'avvento del benessere, per gente come queste donne che hanno visto la povertà, l'emigrazione, la guerra, quella forma mentis è rimasta. Traducendosi persino in quello che oggi viene indicato come stile di vita ideale. Dobbiamo tornare allora tutti tragicamente poveri per stare meglio? Anche no: basterebbe seguire l'ordine che regola l'universo mondo, riconoscendo che ogni cosa del presente è pure qualcosa che... assomiglia ad una grazia.
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