Per chi ha «una certa» (come dicono i ragazzi), Zorro ha il volto (quando si toglie la maschera) dell’attore statunitense Guy Williams, pseudonimo di Armando Joseph Catalano, di genitori siciliani, protagonista di uno degli adattamenti televisivi (allora non si parlava di serie) più noti di sempre, prodotto dalla Disney dal 1957 al 1959, arrivato sulla nostra «Tv dei ragazzi» del Programma nazionale diversi anni dopo, dal 1966 al 1971, con il titolo La spada di Zorro. Da allora tutti i bambini a Carnevale volevano vestirsi come lui. Ma il primo film sul giustiziere mascherato risale addirittura ai tempi del muto, al 1920, s’intitolava Il segno di Zorro, titolo che poi sarebbe stato riproposto anche nel 1940 con protagonista Tyrone Power. Zorro, in spagnolo Volpe, è un personaggio immaginario, difensore dei più deboli e delle popolazioni indigene, creato nel 1919 da Johnston McCulley con il romanzo La maledizione di Capistrano, ambientato all’inizio dell’Ottocento nella California spagnola. Sotto la maschera di Zorro, come si sa, si cela Don Diego de la Vega (in origine Don Diego Vega), un aristocratico californiano, figlio del più ricco proprietario terriero della zona, Don Alejandro de la Vega. Sul mitico personaggio, in Italia, tra gli anni Sessanta e Settanta, furono realizzati anche diversi film parodia e persino alcuni cartoni animati. Poi arrivò la trasposizione di grande successo con Alain Delon, nel 1975, diretta da Duccio Tessari, mentre gli Stati Uniti, nei primi anni Novanta, produssero una nuova serie tv e nel 1998 l’ultima versione cinematografica hollywoodiana: La maschera di Zorro con Antonio Banderas ed Anthony Hopkins a cui seguì, nel 2005, La leggenda di Zorro. Ora, dopo un’altra serie d’animazione di produzione francese, da Oltralpe arriva uno Zorro attempato e un po’ arrugginito, che da vent’anni ha smesso spada, maschera e mantello nero. Si tratta della serie francese Zorro, disponibile sulla piattaforma Paramount+, scritta da Benjamin Charbit, Noé Debré e Emmanuel Poulain-Arnaud, diretta da Jean-Baptiste Saurel e Emilie Noblet, interpretata dal premio Oscar Jean Dujardin e da un cast internazionale in cui compare anche Salvatore Ficarra nel ruolo di Bernardo, il servitore muto. Siamo nel 1821, Don Diego, a causa della morte del padre, diventa sindaco di Los Angeles, una città dove regna l’ingiustizia per colpa soprattutto dell’avidità di un uomo d’affari locale. Per cui Don Diego non ha altra scelta che riportare Zorro in vita, se non che la moglie Gabriella, all’oscuro di tutto, s’innamora del giustiziare non accorgendosi che dietro la maschera si cela il marito. Da qui una sorta di commedia degli equivoci che non fa altro che rendere la narrazione ancora più ironica tenendo conto che persino il fantasma di Don Alejandro de la Vega ignora la seconda identità del proprio figlio.
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