«Il passato è storia, il futuro è un mistero, il presente è solo il presente, ama la vita». È l'insegnamento più grande che l'editore Benedikt Taschen ha ricevuto nella sua vita, e a impartirglielo è stato l'artista britannico David Hockney. Nell'universo sport non esiste un campione che ami la vita come Alex Zanardi. Come i gatti, Alex ne ha sette di vite, e non sappiamo a quale sia arrivata. Ma ciò che è certo è che dopo l'ennesimo incidente mortale Zanardi ha lottato come solo lui sa. E ora, quel gesto con le dita in segno di vittoria fatto alla moglie è un successo anche per i medici di Siena e di Milano che l'hanno operato, seguito e accudito in questi mesi in cui la speranza spesso ha dovuto fare i conti con l'abisso della fine. «Il pensiero va a Zanardi, ogni santo giorno che Dio manda in terra: lui è un triplo supereroe e sono sicuro che uscirà dall'ospedale guarito e rimesso a nuovo, e continuerà a mostrarci come si vive». Parole di un altro piccolo eroe esemplare, del calcio, Mauro Bellugi, classe 1950, stopper di Inter e Bologna e della Nazionale al Mundial di Argentina '78. Uno forte in campo e anche nella vita Bellugi, come sta dimostrando ora che gli hanno amputato entrambe le gambe per via di una cancrena. Ma non si arrende Mauro e per grinta non è secondo neppure a “Ringhio”, Rino Gattuso, che conferma di essere un campione del mondo, di sensibilità e altruismo. L'allenatore del Napoli deve fare i conti con la miastenia – una malattia autoimmune che lo perseguita da un decennio – . Nonostante tutto Rino si è presentato lo stesso in panchina, bendato («da un occhio ci vedo doppio») e alla fine della gara pareggiata con il Torino ha ringraziato i suoi giocatori per la pazienza avuta in questo momento per lui così delicato e poi si è rivolto a un pubblico speciale: «Voglio fare un appello a tutti i ragazzini che soffrono quando hanno qualcosa di strano e non si vedono belli allo specchio. La vita è bella e bisogna affrontarla senza nascondersi». Per due anni Leonardo Volturno, classe 1970, difensore come Bellugi, capitano del Potenza anni '90, ha tenuto per sé il doloroso verdetto emesso lontano da un campo di calcio: «Sono malato di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica)». Leo, il «Nesta di Lucania», con sua moglie Anna hanno reso pubblica (ad Avvenire) la loro quotidiana lotta al “Morbo del pallone”: dati in mano all'Istituto Superiore di Sanità, la Sla colpisce maggiormente nella popolazione calcistica. Francesco Canali ha la stessa età di Leo, ha giocato a basket e la sua lunga storia di resistenza alla Sla e di “maratoneta” si può leggere nel bel libro, anche fotografico, La corsa della vita(Gazzetta di Parma. Euro 10,00). Alex, Mauro, Rino, Leo e Francesco sono cinque campioni uniti dallo stesso spirito di rinascita. Ed è quello ci aspettiamo dal 2021, che sia l'anno della “Rinascita”. Un tempo in cui agli inutili spargitori d'odio e di paurose insicurezze – anche nel mondo dell'informazione – si moltiplichino i seminatori dell'aurea speranza verso un futuro in cui vaccinare solo quelli che non amano la vita.
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