sabato 1 dicembre 2012
Mercoledì, Radio Radicale, rassegna stampa militante: «Questo Governo tecnico, ma non esente da contatti con il Vaticano»! Quel “ma” dice che “quei” contatti comunque e sempre sono macchia da peste epidemica… C’è pure il travisamento da assenza di memoria per età professionale da “balia”: troppa gioventù! Ieri su “Pubblico” (p.1) rievocazione a proposito di lacrime e politica: «Come le madonne piangenti del ‘48». E a p. 4 Fabio Luppino scrive impavido: «Sembra il clima del ‘48, quando la Dc mosse la qualunque per sconfiggere il pericolo comunista. Faceva piangere nelle Chiese anche le madonne. Il pianto non manca nemmeno ora…» Vero: ma è un pianto… professionale: la vicenda storica della “Madonna delle lacrime”, a Siracusa, è di 5 anni dopo. Allegria! Niente allegria sempre ieri sul “Fatto” (p. 2) grande titolo: «Don Arturo Paoli, 100 anni molto scomodi». E lì sotto: «Il “Che Guevara dei cattolici” compie oggi il suo primo secolo». Malpelo ha conosciuto, stimato e amato don Arturo: i suoi libri da 50 anni sono oggetto di lettura e gioia ma, a parte quel “don” iniziale, in questo profilo nulla resta del vero Arturo Paoli, del suo vivere Gesù Cristo per gli altri nella sua Chiesa, e tutto è ridotto a caricatura ideale, anzi ideologica e di parte. E per caso proprio il giorno prima qui su “Avvenire” (p. 29) dalla casa attuale di don Paoli c’era Massimiliano Castellani: «Il Vangelo secondo fratel Arturo». Un secolo di vita non ridotta a controfigura di parte superficiale e – salve le intenzioni – offensiva della sua realtà più profonda, ben diversa da un parallelo col povero Che Guevara, vittima di un sogno drammaticamente fallito da 50 anni… Auguri, don Arturo!
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