Questi giovani: fannulloni privi dei “valori di una volta” o generosi idealisti? La querelle va avanti da anni, da decenni, anzi da secoli. Da sempre scriviamo che i mondi giovanili sono plurali ed è sbagliato illuminarne solo uno, in genere quello che asseconda il nostro pregiudizio. Ma mai – andiamo a memoria – ci era capitato un quotidiano che li riassumesse, sottoponendo il lettore a una doccia scozzese, come la “Stampa” (1/12). A pagina 15 l’inviato a Casamicciola Niccolò Zancan racconta una storia esemplare. Il titolista ricorre alla citazione (Firenze 1966): «Gli angeli del fango». Sommario: «Tra i mille volontari impegnati a spalare c’è un esercito di ragazzi tornati sull’isola. “Qui c’era la mia scuola e non la riconosco, a Casamicciola è in gioco il nostro futuro”». C’è tutto: la memoria, la gratitudine, la generosità, il futuro. Ma la cosa migliore della pagina sono i sei volti di ragazzi dai 14 ai 27 anni, immagini prive di retorica e quindi verissime, capaci di raccontare più di mille parole. Un punto a favore di “questi giovani”. Giri, vai alla 16 e patapùm, una pagina intera – di Danilo D’Anna da Genova – dal titolo agghiacciante: «Gioventù suprematista», con un sommario che lascia attoniti: «Un gruppo di ventenni diffondeva su Telegram contenuti filonazisti e pedopornografici e progettava un attentato a Montecitorio». Che cosa c’entrato “questi giovani” con quegli altri, i diavoli con gli angeli? Tiri il fiato e alla 21 ecco altri giovani idealisti e lottatori, a costo di rimetterci la pelle. La pagina è firmata da una ragazza iraniana protetta da uno pseudonimo. Titolo: «Il grido di noi ragazze di Teheran. “Vi prego non abbandonateci”». D’accordo, penseranno i teorici della “gioventù fannullona”, ma non sono italiani. Invece, subito dopo alla 26, un’entusiasta Concita De Gregorio racconta dello spettacolo teatrale “Cirano deve morire”, interpretato da giovani con una platea di giovani, improvvisatori in rima: «I giovani non cercano, non vogliono cose semplici dette con le nostre parole: vogliono cose complesse dette con le loro». Brava Concita. Però quelli da lei intercettati al teatro Vascello di Roma non sono “i giovani”, ma i rappresentanti di un mondo giovanile che è complesso, ed esigono adulti che amino la complessità almeno quanto loro.
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