Di cosa ha bisogno il nostro tempo? In altre parole, «che cosa dice il Vangelo alla nostra epoca tentata dal nichilismo? Che esiste un avvenire ricco di promessa, poiché fa sperare ciò che è già arrivato: la Vita vivente, la cui parola ci dà di gustare, già da ora, “grazia su grazia” (Gv 1,16)». Così scrive Dominique Collin, teologo francese, in un brillante saggio, Il Vangelo inaudito (Queriniana).
L’annuncio di vita, la possibilità e pienezza di vita – questa è poi la virtù della speranza – rimangono un compito e una vocazione sempre attuale ed evocativa per i credenti. È quello che emerge anche nel dialogo tra Jack, un mezzo balordo, e Della, una giovane, che si incontrano in un cimitero. L’episodio apre Jack (Einaudi), il più recente romanzo di Marilynne Robinson. I due intavolano una discussione in cui sembra che la ragazza virtuosa chieda allo scapestrato di cambiare vita. E invece: «Voglio che resti vivo. Tutto qui. Nulla di complicato» gli dice lei. Al che Jack risponde: «Mi ha colto un tantino alla sprovvista prima. Lì per lì ho pensato che la sua fosse un’osservazione straordinaria. Non credo di aver mai sentito qualcuno dirlo, così esplicitamente. Poi mi sono reso conto di provare la stessa cosa per lei. Insomma, mi fa piacere che sia viva. E spero che continui a esserlo». Che l’altro viva: questa è la vocazione cui siamo chiamati.
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