Tante volte ci capita di costruire un'immagine fantastica dei morti: amici e parenti scomparsi che potrebbero entrare in rapporto con noi. Si tratta di un desiderio comprensibilissimo! Perché nasconderlo? Ugo Foscolo, senza accedere alla dimensione ultraterrena, edificò su tale intuizione I sepolcri, il suo capolavoro, prefigurando nella «corrispondenza d'amorosi sensi», «celeste dote che è negli umani», la possibilità che il dialogo si realizzi già qui, su questa terra. E se l'incontro avvenisse invece fra gli estinti, sulla classica nuvoletta, a nostra insaputa?
Mio nonno, partigiano romagnolo fucilato dai nazisti, discuterebbe con quello di Coulibaly, studente etiopico al quale insegno l'italiano. Chissà cosa si direbbero! Magari accenderebbero un fuoco per fare quattro chiacchiere rievocando Hailé Selassié e Benito Mussolini. Difficile sapere se parlerebbero anche di noi. Oppure si limiterebbero a raccontarsi cose loro. Non è poi detto che questi morti siano per forza nostri parenti. Potrebbero esserlo in quanto ex umani. Forse siamo tutti così: mazzi di carte caduti a terra, raccolti e rimischiati. La Regina incrocia l'Aquila Reale. Il Tre di denari illumina l'Asso di bastoni. Non lo sapremo mai. Eppure, se vivessimo come se questa fantasia fosse reale, la nostra esistenza sarebbe diversa.
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