All'indomani della vittoria della nazionale italiana a Euro2020 anche l'infosfera ecclesiale è scesa in campo, contribuendo per la sua parte al flusso comunicativo nel quale siamo tuttora immersi. Estraggo dal mio robot aggregatore tre voci (in ordine alfabetico). Pino Lorizio, sul sito di "Famiglia Cristiana" ( bit.ly/36vlvBu ), assume le «parate» dei portieri (soprattutto quelle decisive di Donnarumma, ovviamente) come «mito/simbolo» del bisogno di «scudi» e di «reti di protezione» che la pandemia ha evidenziato. Giovanni Marcotullio, su "Aleteia" ( bit.ly/36x86J9 ), cerca la risposta al grande coinvolgimento collettivo di queste «notti magiche» sottolineandone (anche rileggendo l'intervista di papa Francesco alla "Gazzetta dello Sport" di inizio 2021) le risonanze cristiane. Aurelio Porfiri, in un video ( bit.ly/3kfIZme ) ripreso da "Stilum curiae", inscrive il gioco più fantasioso ed estroso di alcune nazionali europee vincenti (cita Belgio, Francia, Italia, Spagna, Portogallo) e di quelle latinoamericane nella «tradizione cattolica» dei relativi Paesi e nel corrispondente amore per il bello e per l'arte.
Accanto a queste opinioni merita prendere in considerazione, per la sua valenza mediaetica, quanto segnala nell'ultima newsletter l'associazione "Parole O_Stili" a proposito della leggerezza che «a volte è mancata» sui social durante Euro 2020. Tre gli episodi più eclatanti, nei quali la violenza verbale ha investito Eefje Depoortere, conduttrice belga, per un suo video ironico a base di spaghetti conditi con la maionese; Alice Campello, influencer e imprenditrice, solo perché moglie dell'attaccante spagnolo Alvaro Morata; Luca Parmitano, astronauta, per un tweet che apprezzava il gol dell'Inghilterra pur tifando Italia. Episodi ai quali Parole O_Stili risponde con i principi del suo "Manifesto della comunicazione non ostile nello sport" ( bit.ly/3r5fsx5 ): «Virtuale è reale»; «Le parole hanno conseguenze»; «Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare».
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