mercoledì 15 agosto 2018
Il Deuteronomio, verso la fine, conosce un passaggio in cui Dio annuncia l'adempimento di tutte le più belle prospettive di quel libro (30,6-10). Israele potrà finalmente amare il Signore con tutto il suo cuore e tutta la sua anima e vivere. Le benedizioni promesse in 28,1-14 si avvereranno. Ci sarà il ritorno al Signore, completato dal rientro nella terra promessa. Il comando di amare il Signore espresso nella preghiera dello shema', «ascolta Israele» (6,4-5), cardine perenne della pietà giudaica, potrà essere avverato nella pratica di quanto il libro biblico nel quale si trova propone da parte di Dio. L'ascoltatore può essere colto da un senso di impossibilità verso la sua realizzazione. È per questo che giunge l'incoraggiamento divino: «Questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica» (30,14). Ogni tipo di distanza tra l'uomo e la Parola è tolto di mezzo. A livello verticale: la parola non è in cielo. A livello orizzontale: la Parola non è al di là del mare. Così quell'abbondante porzione del creato che è il mare stesso non è più segno di invalicabilità, bensì parabola di energie risparmiate. Il mare diventa memoria di prossimità della Parola. Maria, mare della grazia, è il segno più alto della vicinanza della Parola, tanto vicina da essere carne, da avere anch'essa bocca da cui uscire e cuore da cui provenire.
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