È terminato un anno sportivo fatto di grandi addii fra i quali scelgo (perché sono purtroppo tanti e struggenti) quelli a due atleti americani e a due protagonisti del calcio azzurro che, per ragioni diverse, hanno fatto breccia nel cuore di milioni di tifosi e hanno cambiato dei paradigmi. Mi riferisco a Dick Fosbury, forse il più grande innovatore della storia dello sport, capace di imporre una nuova tecnica nel salto in alto con buona pace di chi gli pronosticava che si sarebbe soltanto rotto l’osso del collo, e a Jim Hines, il primo atleta al mondo a correre i 100 metri in meno di 10 secondi, distruggendo, contemporaneamente, una barriera tecnica e una mentale. I due interpreti del nostro mondo del pallone a cui penso sono invece Gianluca Vialli e Carlo Mazzone, protagonisti, peraltro, nel 1992 di uno scontro decisamente acceso. Durante una concitata e nervosa partita a Marassi fra la Sampdoria campione d’Italia e il Cagliari allenato da Mazzone, Vialli venne espulso per un fallo molto duro. Prima di uscire dal campo, però, andò a sfogare il suo nervosismo sul tecnico del Cagliari. Arrivò a pochi passi dalla panchina e gli disse con tono di sfida: «Mister, io ho vinto lo scudetto, tu che hai vinto?». Sor Carletto, uno che non si faceva mettere i piedi in testa, rispose per le rime: «Prima o poi il pallone ti si sgonfierà», beccandosi pure lui l'espulsione. Qualche mese dopo, in occasione della prima giornata del successivo campionato, i due si incontrarono al Sant'Elia per la gara tra Cagliari e Juventus: una stretta di mano e tanti sorrisi siglarono la pace tra due uomini di valori, amati alla follia da milioni di quei tifosi che li hanno accompagnati, con un affetto senza fine, anche nel loro addio. Ho scelto questi campioni perché sono perfetti testimonial dei quattro punti cardinali che mi auguro potranno orientare il mondo dello sport in questo neonato 2024: il Nord di Dick Fosbury, ovvero il coraggio di cambiare, di andare contro corrente, di rivoluzionare una tecnica e un luogo comune; l’Est di Jim Hines, un po’ come quello di Marco Polo, ovvero la capacità si spostare un limite, di dimostrare che ciò che tutti pensano impossibile è soltanto in attesa di qualcuno che rifiuti il concetto stesso di impossibilità; l’Ovest di Gianluca Vialli, la dimensione delle opportunità e della gloria, quella della capacità di far sognare i propri tifosi grazie ai tantissimi successi sul campo, mantenendo intelligenza, consapevolezza, visione; e, infine, il Sud di Carletto Mazzone, il luogo della passione e della generosità, della capacità di regalare gioia e dignità, pur non vincendo mai, a tutte le squadre guidate nelle sue 797 panchine in serie A. È una mappa complessa, quello dello sport. Un territorio affascinante, tutto da scoprire e non esente da rischi e contraddizioni. Ecco perché serve una bussola, ecco perché serve salire sulle spalle dei giganti, come quelle dei quattro moschettieri dello sport che ho voluto ricordare. Serve farlo, a maggior ragione, perché il 2024 sarà un anno olimpico, uno di quegli anni in cui succede che, per circa 15 giorni, sullo sport si concentra un’attenzione planetaria e un irrefrenabile desiderio di ispirazione per l’umanità. Che questi valori-bussola guidino il mondo dello sport a riprendersi, in questo anno appena iniziato, il suo ruolo di generatore di pace per questo mondo che ne ha bisogno ogni giorno di più.
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