C'è chi ha già parlato di una svolta epocale nell'ambito della politica agricola italiana. Se così sarà, dovrà dirlo la storia, ma sta di fatto che lo stanziamento di quasi mille milioni di euro per il cosiddetto Piano irriguo nazionale, contenuto nella legge Finanziaria appena approvata, ha tanto il gusto di un grande passo in avanti. Perché della necessità di
riordinare la rete di decine di migliaia di chilometri di canali e tubazioni che costituiscono il sistema irriguo italiano, si parlava da anni ma senza successo. Adesso, invece, almeno una scusa per il non-fare è stata eliminata: quella della mancanza di fondi. Per l'esattezza i soldi stanziati dalla Manovra economica 2007 sono pari a 920 milioni di euro e la loro destinazione è - come diligentemente ha subito recitato una nota del ministero delle Politiche Agricole - quella del "potenziamento della rete idrica italiana" sulla base del Piano approvato nel maggio del 2005. I fondi sono, fra l'altro, destinati in "conto capitale" e sono quasi il doppio di tutti quelli destinati alla Legge Obiettivo per le opere pubbliche. Con queste risorse, adesso, si potrà mettere mano ad una serie importante di interventi strutturali che hanno tutti un solo obiettivo: quello di far uscire il più in fretta possibile l'Italia dalle periodiche emergenze idriche ma anche per mettere in condizioni di sicurezza centinaia di comuni e migliaia di ettari di territorio non solamente agricolo.
Tutto bene, quindi. Almeno da questo punto di vista. Perché se si va invece a guardare i primi dati diffusi dalle organizzazioni agricole sul bilancio del 2006 agricolo la situazione non è certo entusiasmante. Confagricoltura, per esempio, ha definito questo l'anno agricolo in "chiaro-scuro". A fronte di settori in crisi acuta - spiegano gli agricoltori - emergono altri comparti che sono riusciti a fare bene sul mercato. Basta pensare da una parte alla bieticoltura da zucchero - colpita al cuore dalla nuova organizzazione comune di mercato - e, dall'altra, alle buone prestazioni ottenute dalla vitivinicoltura, dalla produzione lattiera, dalle carni suine. In recupero sembra anche l'andamento dei prezzi per i cereali ed alcuni settori zootecnici ed ortofrutticoli.
Quello che più conta tuttavia, è una delle conclusioni generali a cui si può già arrivare: l'agricoltura italiana e le sue imprese, sono sempre di più esposti alla concorrenza europea e internazionale. L'avvicinamento delle condizioni dell'offerta alle esigenze della domanda è ormai un passo obbligato da compiere velocemente. Si tratta, questa sicuramente sì, di una svolta storica che gli imprenditori devono comprendere il più in fretta possibile, attivando anche tutte le strategie gli strumenti in loro possesso per rispondere adeguatamente alla situazione. Certo, anche l'Amministrazione Pubblica deve fare la sua parte. È quanto proprio in questa Finanziaria è stato raggiunto per il riordino del sistema irriguo nazionale attraverso un Piano organico di interventi. Potrebbe essere un esempio da seguire.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: