
Caro Avvenire, leggo la notizia relativa alla copertura dei magnifici mosaici realizzati da Marko Rupnik per la Basilica di Lourdes. Da pellegrino Unitalsi esprimo il mio sconcerto per questa decisione del Vescovo locale, che evoca l’epoca triste dei “mutandoni” al capolavoro di Michelangelo nella Sistina. Allo stesso modo si dovrebbero coprire migliaia di opere d’arte sacra e religiosa realizzate da artisti in evidenza di peccato, a partire dalle opere (autentico “Vangelo in immagini”) realizzate dall’inimitabile Caravaggio. Un assassino e “pubblico” peccatore, ma tuttavia strumento insigne della Provvidenza per veicolare la Parola di Dio con l’arte.
Lorenzo Fellin
Caro professor Fellin, Avvenire si è occupato più volte della vicenda e aveva commentato, con un editoriale di Alessandro Beltrami, la decisione di coprire i mosaici realizzati da Marko Ivan Rupnik nel momento in cui era stata assunta dal vescovo di Tarbes e Lourdes, Jean Marc Micas. Ora si è passati alla fase della messa in atto, con la posa di lastre di alluminio sulle porte del santuario (dopo aver sospeso l’illuminazione notturna). Non si tratta, com’è ovvio, di una scelta presa a cuor leggero né di un segno che lasci indifferenti. Lei sa bene che non vi sono analogie con il caso della censura moralistica delle nudità per un mal indirizzato senso del pudore (anche se all’epoca molti lo condividevano). L’artista ex religioso sloveno Rupnik è stato accusato di abusi sessuali e psicologici da numerose collaboratrici laiche e consacrate, tanto da essere prima scomunicato (con successiva revoca del provvedimento) e poi, nel 2023, espulso dalla Compagnia di Gesù e la sua comunità sciolta, mentre le indagini sulle denunce proseguono.
Si tratta di una vicenda dolorosa che non ammette mezze misure nella solidarietà alle vittime e nella condanna delle molestie (fermo restando il rispetto delle garanzie dovute a ogni imputato). Ci possiamo tuttavia chiedere se vadano rimosse anche le sue opere? La risposta penso sia aperta. Vediamo subito un’alternativa, che spesso è proposta nei dibattiti intorno alla cosiddetta cancel culture. Per esempio, la statua di uno schiavista deve essere eliminata dalla piazza in cui è collocata, oppure è meglio “contestualizzarla” con una targa che spieghi oggettivamente la biografia del personaggio e com’è cambiata la sensibilità pubblica, senza omettere nulla? Resto incerto se sia una soluzione praticabile per opere di soggetto sacro in un luogo di profonda spiritualità come Lourdes. Vi è un senso di affidamento totale nel pellegrinaggio ai luoghi delle apparizioni di Maria a Bernadette Soubirous, nel pregare nella Grotta, nello sperare la guarigione, fisica o spirituale, attraverso l’acqua della sorgente. E sono le persone più fragili e provate quelle che in maggioranza varcano le porte finora decorate dalle immagini di Rupnik. Ecco perché, in quel contesto specifico, può avere senso chiedere una qualche coerenza tra l’opera e il suo autore, soprattutto quando tanto è stato il clamore che ha accompagnato l’emergere degli episodi di prevaricazione, aggravati dalla posizione e dal carisma di chi le ha commesse.
Non è la risposta definitiva, ne sono consapevole. D’altra parte, l’ispirazione dell’artista può essere stata genuina all’epoca della realizzazione, solo Dio può scrutare in fondo all’animo umano. Perciò molte altre creazioni di Rupnik resteranno visibili. Nemmeno il paragone con Caravaggio funziona, caro professor Fellin, perché molto tempo è trascorso dall’avventurosa e sregolata esistenza del genio del Barocco, i testimoni del tempo sono morti, e possiamo sfruttare un distacco che non ci è dato con crimini che continuano a suscitare sofferenza, indignazione e scandalo.
Non da ultimo, oscurare quei mosaici ha anche una valenza simbolica per tanti altri dolorosi fatti emersi nelle Chiese europee. Saranno gli anni futuri a dirci quale ricordo e quale giudizio si consolideranno dell’uomo e dell’artista Rupnik. Per ora, i pannelli di alluminio ci inducono a un’ulteriore riflessione sull’intricata trama di cui siamo costituiti dove, in un mondo imperfetto segnato dal peccato, luce e male spesso si mescolano. Sappiamo però che la Redenzione, nonostante tutto, è sempre raggiungibile.
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