Con il recente voto della Camera, che ha approvato a larghissima maggioranza, quasi all'unanimità, la proposta di legge costituzionale già licenziata a marzo dal Senato, lo sport (o meglio: l'attività sportiva) potrebbe presto entrare per la via maestra nella nostra Carta fondamentale. Con la prima deliberazione conforme dei due rami del Parlamento la legge è a metà del cammino, ma visti i numeri dei consensi le probabilità di un esito positivo appaiono consistenti. Se e quando la proposta completerà il suo iter, all'art. 33 della Costituzione sarà aggiunto un comma in cui si afferma che «la Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme».
Finora l'unico richiamo presente nella Carta, introdotto con la riforma del 2001, era rintracciabile nel lungo elenco delle materie a legislazione concorrente tra Stato e Regioni, al terzo comma dell'art. 117, in cui veniva ricompreso l'“ordinamento sportivo”. Negli anni, tuttavia, la dottrina ha ampiamente ricavato principi-guida per la legislazione in tema di sport attingendo ai numerosi articoli che indirettamente possono essere chiamati in causa, dall'art. 2 sulle «formazioni sociali» in cui si svolge «la personalità dell'individuo» all'art. 18 sulla libertà di associazione. Manca tuttora, però, una formulazione solenne e diretta. Un'assenza non casuale.
Nei lavori dell'Assemblea costituente si registra un solo intervento sull'argomento, svolto dal deputato Giuliano Pajetta (fratello del più noto Giancarlo) il 19 aprile 1947 a proposito della tutela della salute dell'infanzia. Per reazione alla massiccia strumentalizzazione della pratica sportiva da parte del regime fascista, i costituenti hanno scelto di non occuparsi esplicitamente della materia, lasciando che una disciplina fosse desumibile dal contenuto di altri articoli della Carta, come poi è avvenuto. Oggi la percezione collettiva del fenomeno sportivo è profondamente cambiata e in Parlamento sono state presentate numerose proposte da parte di vari gruppi. Il testo unificato che ha avuto già il primo via libera delle Camere modifica quell'art. 33 della Costituzione in cui si tratta di arte, scienza e istruzione. Era stato valutato anche un intervento sull'art. 32 che però è dedicato esclusivamente alla tutela della salute, mentre si è voluta sottolineare la ricchezza d'implicazioni dell'attività sportiva.
Una postilla. Senza nulla togliere al valore specifico di questa iniziativa, non si può non rilevare come si tratti della terza revisione costituzionale che nel giro di pochi mesi ha compiuto progressi sostanziali, anzi, in un caso (quello della tutela dell'ambiente), è già diventata legge. Ciò è stato possibile grazie a un'ampia convergenza tra i gruppi parlamentari, tanto più significativa se si considera che la legislatura è nella sua fase finale. È un dato che si può leggere in diversi modi. Potrebbe essere il segno della residua capacità di ritrovarsi su alcuni grandi temi della vita repubblicana, nonostante la quotidiana dose di polemiche e di sberleffi. Ma potrebbe anche essere il sintomo di un'adesione meramente retorica, basata sulla convinzione (errata) che i princìpi generali siano ininfluenti sul piano pratico. Ci piace pensare che l'interpretazione corretta sia la prima, perché con la Costituzione non si scherza.
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