La recente affermazione del subdolo concetto di fake news ci pone di fronte a un crocevia in cui si incontrano molte questioni, e tutte di ben difficile risoluzione. Nel sistema mediatico la notizia falsa è infatti linfa vitale per il mantenimento dello stesso. E nel flusso delle informazioni è opinabile distinguere tra legittima opinione e falsità. I casi sono molteplici e si estendono tra due opposti: l'assolutamente falso e, appunto, l'opinabile, dunque legittimato almeno ad avere il proprio spazio espressivo. La nostra costituzione prevede, ad esempio, la contrapposizione democratica di "partiti" caratterizzati da differenti visioni della realtà. Dunque, da opinioni che spesso, a seconda del partito a cui appartengono, sono informate costantemente da reciprocamente ritenute tali fake news, ciascuna della quali è in realtà una weltanschauung, una visione del mondo opposta. Nel dialogo ecumenico tra le religioni si cerca piuttosto, ed è sforzo non da poco quanto lodevole e necessario, la radice comune che vede, secondo il principio aristotelico, nel diverso da quanto ritenuto da una parte fake e dall'altra verità, una radice comune e universale. È del resto la chiave del dialogo, dove non c'è chi ha torto o chi ha ragione, ma la pratica del venirsi incontro, dell'"essere incontro".
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