mercoledì 12 agosto 2020
La vendemmia italiana è partita col primo taglio delle uve in Franciacorta, che pronosticano qualità, benché i produttori di vino siano preoccupati come non mai. Non tanto per l'esito di una vendemmia che vive sull'incertezza di poter contare sulla manodopera necessaria, quanto per il trend delle vendite che potrebbe deprimere i prezzi a fronte di un eccesso di offerta. «Ci preoccupa la vendemmia del 2021 – dicono nelle Langhe – perché le cantine potrebbero essere piene se persiste questa stagnazione». Pesa la burocrazia, che mortifica il reperimento di manovalanza, quando il sistema dei voucher avrebbe semplificato ogni cosa. E benché pochi lo rilevino, rischia di partire il borsino di vendite e acquisti di cantine, che già nel primo post Covid sentono di non farcela. Nonostante i proclami, dunque, sta venendo a mancare una strategia complessiva per un comparto che fattura 11 miliardi di euro e che fino a ieri era considerato, dal punto di vista economico, un fiore all'occhiello. Ma il vino non è solo offerta e domanda. È anche sviluppo di un territorio, investimenti, turismo. Parole abusate che tuttavia, da una regione come il Molise da me visitata nei giorni scorsi, pare essere una chance tutt'altro che utopica. A Montenero di Bisaccia, l'azienda Terre Sacre ha puntato sulla Tintilia, vitigno autoctono a bacca rossa della regione che accresce ancora di più l'attrattiva di una regione che il New York Times ha indicato come una delle 50 mete più interessanti del mondo. Ad Agnone, paese delle campane ma anche di una raffinata arte pasticciera (cercate la Dolciaria Carosella e la pasticceria Labbiate e Mazziotta) gli stranieri si sono visti, anche in questa estate che viaggia a ritmi ridotti. Un'estate caratterizzata dallo spauracchio di nuovi focolai, che tuttavia sta dimostrando che c'è la possibilità di convivere con un virus che non è per nulla sparito. E se l'Italia è accerchiata da nuovi casi di contagi in Europa, dalla sua sta dimostrando che i sacrifici dei mesi scorsi hanno creato le condizioni per questa necessaria convivenza che oggi richiede la responsabilità di ciascuno. Negli stabilimenti balneari, tuttavia, i discorsi sotto l'ombrellone che si captano sono tutti nella direzione di mettere sul banco d'accusa la politica in generale, antico vezzo provocato da quello che abbiamo chiamato benessere. Eppure alla fine bisognerà mettere sulla bilancia anche qualcosa di positivo che è stato fatto, senza rinunciare ad invocare una stabilità che persegua un progetto. Che fra le carte del Decreto di agosto, giocato ancora sull'emergenza, si stenta a vedere.
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