Della crisi dei talk show si è detto più volte. Ma se guardiamo gli ascolti di Giovanni Floris con il suo DiMartedì su La7, viene il dubbio che il genere non sia così in difficoltà. Forse ha solo bisogno di essere svecchiato e sveltito. Prendiamo i numeri dell'altro ieri: 1 milione e 259 mila telespettatori con uno share del 5,78%. Si tratta di un buon risultato se teniamo conto della prima serata e che siamo su La7, quindi su una rete minore, almeno tra le grandi. Se poi dalle chiacchiere in tv si pretendono altri ascolti, il discorso cambia. Ma se consideriamo che i telespettatori di La7 sono stati l'altra sera poco meno di quelli del reality Il collegio di Rai 2 e più del film di Rete 4, vuol dire che il talk DiMartedì tiene. Anche perché in competizione, sempre l'altro ieri, oltre che con l'omologo #cartabianca su Rai 3, con Il Paradiso delle signore su Rai 1, la prima tv del film Il cacciatore e la regina di ghiaccio su Canale 5 e Le iene show su Italia 1. E se Floris e i suoi collaboratori resistono è proprio perché hanno svecchiato e sveltito il loro talk, che tra l'altro è pure lungo: finisce alle una di notte con un'ultima ora di programma ribattezzata GiàMercoledì. Sulla velocizzazione basti pensare che l'altra sera si sono contati oltre venti ospiti e quasi tutti in studio (tra cui monsignor Vincenzo Paglia). Per fare un raffronto, mentre Bianca Berlinguer su Rai 3 nel suo #cartabianca (iniziato pure prima) intervistava da sola Roberto Saviano, dall'altra parte Floris nello stesso tempo riusciva a intervistare Eugenio Scalfari e poi Luigi Di Maio con il contributo, in quest'ultimo caso, di cinque giornalisti (tra cui Massimo Giannini e Massimo Franco). È chiaro che i ritmi sono diversi e non è caso che la Berlinguer (sia pure molto migliorata e più a suo agio rispetto alla prima stagione) si sia fermata in termini di ascolti a poco più di 900 mila. Anche sul piano dei contributi comici, che sono indispensabili per reggere serate del genere, DiMartedì sta mettendo in campo un pungente Gene Gnocchi (che non deve far rimpiangere Crozza) e un surreale Rocco Tanica, mentre #cartabianca si affida a un semiserioso Flavio Insinna e a un prevedibile Gabriele Corsi. Persino a livello di studio televisivo quello di La 7 va in verticale, mentre quello di Rai 3 resta tradizionalmente orizzontale.
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