martedì 26 febbraio 2019
Il calcio è bello perché è vario. Sono cresciuto in un calcio immobile nella sua secolare bellezza fissata in un'opera memorabile di Desmond Morris, La tribù del calcio, pubblicata nel 1981. Zoologo e etologo, Morris ha immortalato storia, regole, vizi, virtù, realtà romanzesca e favole del gioco più amato del mondo. Poche norme sono cambiate dalle origini «civili» di fine Ottocento. Solo 17 le regole. Poi i maestrini ci hanno spiegato che quello era il calcio dei secoli bui, con l'ignoranza e la tracotanza di chi continua a definire il Medio Evo stagione di arretratezza umana e culturale. E sono arrivati i riformisti incompetenti. Non è incompetente - ha semmai accusato altri difetti - Michel Platini che da presidente dell'Uefa nel 2008 ha introdotto nella competizione il logo “Respect” per promuovere il rispetto dentro e fuori dal campo. M'è piaciuta, quella campagna, ancorché fortemente retorica, che accompagna da anni l'evento Champions League, e il calcio in genere, direi, anche se l'erede della favolosa Coppa dei Campioni è presentata dall'Uefa con parole non degne del massimo rispetto: «La Champions – leggo – la competizione più bella del Mondo riparte per la stagione 2018-2019, trova le migliori quote e gioca casino su https://casino.netbet.it/». Senza andar lontano - ho già perso tempo nella dotta introduzione - mi chiedo quanto «Rispetto» abbiano mostrato di recente sul campo Simeone, col suo gesto cafone a fine Atletico-Juventus, e Maurizio Sarri con la sceneggiata improvvisata per redarguire Kepa, il disubbidiente portiere del Chelsea (e dico del Sarri che poco rispettosamente tempo fa parlò con Mancini). In realtà il calcio non è mai stato tanto volgare e rissoso. Ricevendo un valore aggiunto dalla Var, inventata da affaristi ammantati di purezza per dare al calcio Giustizia e Pace, due virtù contraddette da sempre da uno sport nato con contenuti spesso volgari, ma da diatriba da Bar Sport, non da Tribuna dei Giusti. Come avevo largamente previsto la macchinosa Var e i Var suoi operatori hanno beatificato l'Ingiustizia e istituito la Rissa Continua, santificando infine Ipocrisia, Incompetenza e Sospetto. Mai nome più efficace poteva partorire il destino se non quello dell'arbitro di Fiorentina-Inter, Abisso, che ha anche rivelato - si fa per dire - l'incontinenza verbale di Spalletti. Per restare in tema, l'ho sempre rispettato anche nelle sue tormentose vicende romane e non l'avrei “fotografato” nelle intemperanze fiorentine se non fosse uno che va eternamente filosofando sulla ineluttabilità delle spesso confuse vicende del calcio; uno che per assecondare l'ipocrisia del politicamente corretto ha approvato la “Var-Gogna” che ha disabilitato gli arbitri esponendoli al pubblico ludibrio, indignandosi - come altri mister - solo quando gli conviene. Sa parlare eccome, l'uomo di Certaldo, e vorrei che si rivolgesse una volta per sempre ai media nel suo bell'italiano parlandoci dell'Inter e Icardi, dell'Inter e Perisic, dell'Inter e delle sue perpetue debolezze e anche della Var. Lui che non è volgare come Simeone, giovane arnese del vecchio impudente gioco del pallone, che almeno vince, non assecondando lo slogan juventino mal interpretato da Allegri ma perché ha costruito una macchina da guerra a sua immagine e somiglianza capace di coinvolgere anche un esemplare calciatore come Antoine Griezmann.
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