Oggi si celebra la festa del Sacro Cuore: tra gli innumerevoli riferimenti della Rete, dove questa devozione ha trovato la stessa popolarità di cui godeva, negli ultimi secoli, presso tante famiglie e comunità cattoliche, c'è un video che merita una menzione di originalità. L'ha pubblicato il 24 giugno la pagina Facebook "Yo Amo a la Virgen María", forte di 600mila follower, della quale è amministratore il guatemalteco Jorge Gomez Giron; ma non l'avrei visto se non l'avesse segnalato come «virale» "ChurchPOP" ( tinyurl.com/yxervc7u'' target='_blank'>tinyurl.com/yxervc7u' target='_blank'>http://tinyurl.com/yxervc7u ) - con un commento più breve sulla versione italiana e uno un po' più lungo su quella ispanofona.
Nei 90 secondi del filmato, girato con uno smartphone, si assiste all'innalzamento in cielo, tramite un pallone aerostatico, di un poster di 36 metri quadrati recante le immagini di Gesù Cristo e del Sacro Cuore con, alle spalle, quelle della Madonna e (presumibilmente) di Margerita Maria Alacoque, la santa mistica del Seicento alla quale si deve l'inizio di questa devozione. Dopo che il megastendardo si è definitivamente librato, viene salutato dallo scoppio di alcuni petardi. La scena si svolge di giorno, all'aperto, in ambiente collinare, alla presenza di un piccolo gruppo di persone. Dell'autore del video si odono alcune parole: l'accento parrebbe brasiliano. Il post prende 50mila tra like, love e wow, 8mila condivisioni e 1.800 commenti, dove solo raramente emerge, tra gli «hermoso!» e i «bendito!», qualche domanda sul contesto. Segno che per il devoto la scena basta a sé stessa, ma per il giornalista no: avrei voluto saperne qualcosa di più. Ma, anche cercando a lungo, non ho trovato in Rete nessuna risposta. Per carità: l'iniziativa è al di sopra di ogni sospetto di falsificazione. Ma come non apprezzo l'anonimato digitale delle persone, così non mi accontento di quello dei fatti: se una pagina web mi racconta una storia, peraltro così bella, oltre al "che cosa" che vedo e al "perché" che intuisco vorrei che mi fosse detto "dove" è avvenuta, "quando" e per merito di "chi".