domenica 10 marzo 2024
Lo avevano ammazzato e lasciato lì come un cane, in una roggia alla Cantalupa, periferia ovest di Milano. Un ragazzo, per quanto si poteva capire in un’alba livida d’inverno. Attorno le Volanti lampeggiavano, l’auto del giornale per cui lavoravo s’era fatta strada tra i rifiuti. Che posto infame per morire. In piazza, alla notizia del ritrovamento la gente, al bar: «Meglio così, uno di meno». Uno spacciatore di meno. Dovevo cercare la famiglia. (Terribile, suonare quei citofoni all’alba). Una casa popolare, scale sbrecciate, l’immagine di Padre Pio sopra la tv. La madre, una donna del Sud sciupata dai dispiaceri, non riusciva più a piangere. Le stavo davanti, senza osare domande. Fu lei che, forse per sfogarsi, cominciò a raccontare dell’arrivo a Milano, vent’anni prima, e del suo ragazzo. Lo aveva capito, lei, che era entrato in un brutto giro. Ma era impossibile parlargli. Tornava all’alba, con tanti soldi in tasca, ormai sprezzante della povertà di casa. («Uno di meno»: l’epitaffio al bar mi risuonava in testa, gelido). Ma, disse infine la madre sulla porta, per un momento lo sguardo addolcito: «Sa, da bambino, non era cattivo». Capii: ora lo rivedeva piccolo, in cortile, in bicicletta. E in quella tenerezza la donna sfinita sembrò bella: in quegli occhi pieni di misericordia. (Misericordia, in ebraico con viscere materne: l’amore di Dio, e di certe madri). © riproduzione riservata
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