sabato 25 aprile 2020

Penso ai miei amici musulmani, soprattutto in Turchia. Da venerdì mattina è iniziato per loro il mese sacro, il Ramadan. Ramadan kerim, il mese lunare in cui si crede che il Profeta dell’islam Muhammad abbia ricevuto l’inizio del Corano. Penso a tanti musulmani che quest'anno affronteranno un mese di sacrifici. Mi ci sono voluti anni, vivendo appunto a Istanbul, per capire che cosa significasse questo tempo per un musulmano. Poi piano piano ho iniziato ad apprezzarlo.
Si pensa al Ramadan soprattutto come al momento del digiuno dalle prime ore dell’alba fino a mezz’ora dopo il tramonto. Trascorrono parecchie ore senza bere né mangiare, ma dedicandosi a meditare il Corano. La bellezza di questo tempo consiste però nella rottura del digiuno, nel colpo di cannone che la annuncia e nel canto dei muezzin, che invita alla preghiera dall’alto del minareto. Quel momento è altamente sociale, per trenta giorni i musulmani si scambiano inviti gli uni nelle case degli altri per condividere il pasto sacro, l’unico della giornata, da vivere insieme con familiari ed amici. Da alcuni anni a questa parte, anche i cristiani o, meglio, alcune chiese hanno preso l’abitudine di offrire una cena di rottura del digiuno per i musulmani. È davvero un bel momento e quelle notti diventano il luogo ideale per scambiarsi le notizie dell'anno trascorso, per riannodare i legami familiari e amichevoli.
Anch’io ho ricordi vividi di alcune serate di Ramadan durante le quali gli ospiti raccontano particolari della loro vita, e le emozioni si svelano con molta più semplicità. È davvero una festa e che un mondo intero si arresti per trenta giorni, per stare insieme e condividere il desco vesperale, è una specie di miracolo. La bellezza del Ramadan consiste in quella serata – e non solo nel digiuno diurno –, perché in quel frangente avviene la condivisione della tavola e della vita.
Penso ai musulmani per i quali quest'anno ritrovarsi sarà difficile, anzi impossibile in molti casi. La presenza fisica degli ospiti verrà annullata senza avere l’opportunità di ricambiare gli inviti ricevuti. Auguro agli amici musulmani, e a tutti coloro che vivono intensamente questo mese, di poter apprezzare ancora di più la presenza dei familiari nell’assenza. Il Dio dell’islam è un Dio nascosto (Deus absconditus), un Dio “assente” (Ghayb) eppure rivelatosi tramite il Corano. Allora credo che i musulmani abbiano l’opportunità di ripensare alla presenza nell’assenza. E forse anche noi cristiani potremmo ispirarcene. La lettura del Vangelo di questa domenica descrive i discepoli di Emmaus. È al momento dello spezzare del pane che i due compagni riconoscono il Cristo, ma è proprio in quel momento che Cristo stesso sparisce dalla loro vista…

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI