Stavolta gioco doppiamente in casa. Perché il protagonista di questa vicenda vive nella mia città, mi ha reso partecipe in anticipo della ricerca in cui si era avventurato e per di più collabora con “Avvenire”. Ma la storia mi piace troppo. Narra infatti di un giovane collega che si è appena guadagnato, in Rete e non, meritata notorietà senza nessun “trucco”, senza cioè essersi occupato di temi scabrosi, o aver forzato un titolo, o aver accreditato mezze verità... No: ha solo dedicato una tesi di Scienze religiose, discussa alla Facoltà teologica dell'Emilia Romagna (titolo: «Hai un momento, Dio?»), all'artista rock Luciano Ligabue, come i lettori di questo giornale hanno potuto apprendere da lui stesso in un articolo di qualche giorno fa ( tinyurl.com/gqg6yrj ).
Detto ciò, merita sapere come Lorenzo Galliani (è di lui che sto parlando) ha vissuto la suddetta notorietà. Basta sfogliare il suo diario su Facebook (anche se non siete ancora “amici”) ovvero servirsi direttamente del “riassunto” che ha pubblicato sul blog “Vino Nuovo” ( http://tinyurl.com/gwq4d3h ), dove, come annota con ammirevole autoronia, in uno stesso articolo è riuscito a nominare Ligabue, papa Bergoglio, i Simpson e la nonna.
Si dice soddisfatto per aver incontrato pochi «leoni da tastiera» e rimediato due soli «insulti gratuiti», nonché onorato di essere stato promosso da molti a «postino di Ligabue», pur non potendo in realtà recapitargli alcuna richiesta. Sottolinea come alcuni percepiscano tuttora i cattolici: clericali (vedi quelli che, non proprio amichevolmente, lo qualificano «quel prete» o «quel seminarista») e ingessati (vedi quanti, e sono stati tanti, hanno sospettato che abbia dovuto «resistere a chissà quali pressioni vaticane per proporre una tesi su Ligabue»). E infine vince il premio “Sono contento ma non mi prendo sul serio” per aver riportato il commento con il quale sua nonna ha valutato quel che gli stava succedendo: «Questo Ligabue dovrebbe ringraziarti, grazie a te è diventato famoso».
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