
Patto non è certo una parola nuova. Viene dal latino pactum, derivazione di pacisci ossia “patteggiare” (che ha la stessa radice di pax, cioè “pace”) ed è un termine molto usato anche in politica in caso di accordi stretti tra due o più parti. Ieri la parola è tornata d’attualità per l’approvazione del Parlamento Ue del “nuovo Patto di stabilità e crescita” su cui si è cercato un compromesso tra austerità e investimenti. Il via libera è arrivato nonostante tutti i partiti italiani (di maggioranza e di opposizione) non abbiano votato a favore. La contrarietà però non esonera l’Italia dal rispettare il “Patto” sulle nuove regole economiche.
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