L'inverno nostro contento è giunto, nevica e rinevica. Diamante, puledro di 8 mesi, per la prima volta vede il mondo avvolto in bianca coltre soffice che, inghiottendo campi e siepi, scontorna i declivi. Fermo sulla porta della stalla, teso e rinculante si fa superare da tutto il branco e solo alla fine s'azzarda travolto da gioioso panico. Incanto bianco che il sole, svelando il blu, farà abbagliante.Nell'arena coperta, dalle 8 alle 20, tutti i cavalli uno ad uno entrano montati da Marcello mentre Joaquim li osserva, ne valuta conformazione, scioltezza, andature, grado d'addestramento. Interviene, ordina, richiama in uno spagnolo secco e stretto; una lingua dura, da caserma, nobilitata in Accademia.Una innata passione che accomuna chi ne è posseduto, il saper riconoscere la reale autorevolezza, permettono una comprensione altrimenti impossibile: Marcello non parla spagnolo e i cavalli ascoltano questa lingua per la prima volta. Suoni onomatopeici ritmati da sbruffi e respiri cadenzati creano una melodia equestre che si fa insegnamento verificabile, verificato nell'immediato. Poi con infinita ripetizione lo si farà proprio, adattandolo alle circostanze, vivificandolo nell'irripetibilità di ogni singola individualità. Così si tramanda, rigenerandolo, ogni sapere tradizionale.
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