Se non fosse stato per un post di Antonio Socci ( tinyurl.com/y34kk2hf ), una volta tanto scevro di dietrologie apocalittiche, e per la scorsa puntata del programma Rai "Chi l'ha visto,?" al quale egli fa riferimento, non avrei mai saputo la storia di un'immagine nota con vari titoli, dipinta nel 1896 dall'artista veneto Roberto Ferruzzi come "Maternità" e divenuta, nelle case più che nelle chiese, popolarissima icona mariana, tanto che il semplice «la Madonnina» è il nome che più facilmente la individua. Il web invece questa storia la sapeva abbastanza bene.
Le fonti che compaiono alla prima schermata di una ricerca su Google avente per oggetto "Roberto Ferruzzi" e una o l'altra delle possibili parole chiave sono sufficientemente numerose e affidabili (c'è anche un articolo de "la Stampa", del 2011). Unanimi, raccontano del pittore nato in Dalmazia e trasferitosi a Luvigliano (Padova), dell'undicenne Angelina Cian chiamata a posare per il quadro tenendo in braccio uno dei numerosi fratellini e del tragico destino della sua vita adulta, del successivo premio alla Biennale di Venezia del 1897, dell'acquisto dell'opera da parte degli Alinari di Firenze e della sua straordinaria diffusione, di una nuova vendita e della definitiva scomparsa dell'originale, alla quale appunto l'appello di "Chi l'ha visto?", su richiesta dell'Associazione "Roberto Ferruzzi" di Luvigliano, spera di porre fine.
Di suo Socci vi aggiunge significativi dettagli sui discendenti del Ferruzzi, appresi dal pronipote che viveva a Venezia. Così, le storie connesse al quadro aprono ampi squarci sul Novecento, dal Veneto povero e migrante dell'inizio del secolo, alle fratture delle due guerre mondiali, al Cile di Pablo Neruda. Ma non meno affascinante è il fatto della diffusione dell'immagine in sé, che oggi definiremmo «virale»: diversamente da altre icone mariane, per farla entrare in così tante famiglie sono state sufficienti, si direbbe, la sua forza evocativa e quella della devozione popolare alla Madonna.
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