Ho già sottolineato il particolare ruolo giocato nell'infosfera ecclesiale dal blog "Alzo gli occhi verso il cielo": non parlare con voce propria ma riproporre regolarmente, grazie a una rete invisibile di collaboratori, i contributi (possono essere video, podcast o trascrizioni) di autori latamente affini alla Comunità di Bose (compresi monache e monaci), quando invitati a prendere la parola in giro per l'Italia. Tra i più recenti ( bit.ly/3gMK8zx ) ce n'è uno che segna il ritorno tra le firme del blog - gruppo di per sé abbastanza stabile - di mons. Timothy Verdon, storico dell'arte, direttore del Museo dell'Opera del Duomo di Firenze e pioniere in Italia della "catechesi attraverso l'arte". Un ritorno speciale: mentre i numerosi contributi pubblicati tra il 2010 e il 2011 riproducevano suoi articoli usciti su "L'Osservatore romano", ovvero testi scritti, questa volta ci viene messa a disposizione una lezione, tenuta in modalità virtuale nell'ambito del corso di Scenografia dell'Accademia di Belle Arti di Firenze e presente dal 9 giugno sull'omonimo canale YouTube. Un video dunque, cosicché il prof. Verdon può giovarsi, per la sua esposizione, di immagini. Il tema è "Maria, la donna più rappresentata nell'arte"; le Marie che l'autore, in meno di un'ora, ci guida a leggere sono sette, dipinte, tra il Duecento e il Quattrocento, da Antonello da Messina, Giotto, Masaccio, Enrico di Tedice, Simone Martini, Robert Campin e Beato Angelico. Dopo aver fatto cogliere ai suoi studenti i tanti dettagli presenti in queste opere – dai movimenti delle mani al gioco di sguardi di Maria e di Gesù – Verdon conclude la sua esposizione svelando il segreto del successo della Madre di Dio nell'arte: mentre dipingere Gesù ha richiesto agli artisti il rispetto di «un'infinità di regole teologiche», Maria si è sempre proposta loro «come un tema iconografico molto più aperto all'inventiva». Un argomento «libero»: come – viene da dire – lo fu il suo «fiat».
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