È il “bene” il tema del Salone Internazionale del Libro che si è aperto ieri a Torino. E non a caso il Paese ospite di quest'anno è la Città del Vaticano. Il bene che non fa notizia, dunque, ma che è il bisogno gridato in quest'epoca piena di contraddizioni. Una notizia dei giorni scorsi ha messo in rilievo che nella martoriata terra balcanica di Srebrenica hanno iniziato a coltivare il grano. E questo fatto ci ha riportati alla ciclicità degli eventi per cui la pace è da sempre segnata dalle coltivazioni stanziali: i cereali, ma anche la vite, che addirittura rappresenta una prospettiva lunga di bene. E in un Salone dove il tema portante riguarda una questione radicale non potevano mancare i riferimenti al cibo, anche in linea con la ricca pubblicistica in tema, che trae spesso origine dalle trasmissioni televisive.Dopo il successo dello scorso anno, una delle chicche di questo Salone è infatti lo spazio Cook Book, che per cinque giorni metterà ai fornelli cuochi più o meno celebri per spiegare come volersi bene mangiando. Ma ieri, alla giornata inaugurale, ha debuttato persino un libro dal titolo esemplificativo: “Àmati!”. Ovvero come curarsi mangiando, che tornerà ancora domenica con due incontri. Un libro suddiviso per gli organi vitali del nostro corpo, presi in considerazione attraverso il cibo, che può avere un effetto terapeutico. Che dire? Dopo la fase edonistica del cibo-cucina fine a se stessa, sembra che la svolta, segnata anche dalle decine di incontri al Salone di Torino, sia diventata quella salutistica. Un'azienda che produce latte scremato con fermenti lattici vivi, per esempio, ha addirittura sponsorizzato una serie di incontri dedicati agli stili di vita, quasi a voler declinare il proprio decalogo di un corretto stile di vita, che prevede dettami come la colazione completa ogni mattina, il variare gli alimenti facendo attenzione a quelli ricchi di fibre, la necessità di bere e di porre attenzione alla flora intestinale, la limitazione degli zuccheri e dei condimenti, il consumo di alcolici con moderazione e poi un'attività fisica continuativa.Ma ci si vuole bene anche controllando lo stress e favorendo quella che si chiama creatività, che è anche tempo dedicato a se stessi, perché no?, con un buon libro. Da questa visione sembra di essere alle prove generali dei temi che ruoteranno all'Expo del 2015. E se il frutto di tanta esposizione mediatica dedicata al cibo è questa nuova presa di coscienza, vien da dire che il risultato non è affatto male.Volersi bene passa anche attraverso la scoperta di ciò che – nutrizionalmente parlando – esiste per noi. Ossia lo specchio di un bene più grande.
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